La questione non è se Nietzsche fosse o no antisemita, bensì che il suo pensiero nega uguali diritti per tutti, e che, alla ragione dialettica del plebeo, Nietzsche contrappone il comando dell’aristocratico.
Il pensiero di Nietzsche è il primo esempio di un pensiero autenticamente antidemocratico.
In tutto il tempo della sua manifestazione, questo pensiero è sempre stato qualcosa che non ha fatto che urtare la nostra certezza relativa all’esistenza di un qualcosa di simile al pensiero. Ed è quanto tale pensiero fa ancora attualmente. Questo perché per noi il pensiero è la manifestazione per eccellenza di tutto ciò che è democratico; ma questo soprattutto perché il pensiero di Nietzsche è il pensiero che mette fine a ciò che noi abbiamo sempre ritenuto “pensiero”. E quindi ritenuto degno di essere classificato come pensiero. Sconfinando al di là del pensiero, questo pensiero non può che essere accolto come estremamente ambiguo da quanti non riescono a cogliere questo sconfinamento come suo dato fondamentale, e quindi a coglierne la novità proprio in questo sconfinamento. Ma nel momento in cui si sarà accolto il pensiero di Nietzsche come “nuova fase del pensiero”, allora tutto il pensiero potrà finalmente passare al di là di un certo limite. O forse si troverà una parola più adeguata per esprimere ciò che per noi, fino a quel momento, non poteva che essere espresso con la vecchia parola “pensiero”.
(A proposito di Nietzsche e gli ebrei, antologia a cura di Vivetta Vivarelli, Giuntina, Firenze 2011.)