1) Quel piccolo burocrate del pensiero che era Gramsci faceva una distinzione tra il superuomo che compare in Nietzsche e il superuomo a cui si rifacevano quelli che, nella sua nota, venivano definiti «nicciani»; Gramsci, tuttavia, non specificava chi egli intendeva col termine «nicciani». Solo il superuomo dei nietzscheani sembrerebbe così derivare dai protagonisti dei romanzi d’appendice, anziché derivare dalla filosofia di Nietzsche. (Quaderni dal carcere, vol. III, pp. 1879-1882, ved. anche vol. III, p. 1685).
2) Tuttavia il riferimento potrebbe funzionare anche per Nietzsche. Bisogna però togliere la puntualizzazione circa i romanzi d’appendice. Il superuomo potrebbe derivare dai protagonisti di alcuni romanzi, non solo dai protagonisti del sottogenere dei romanzi d’appendice.
3) In un frammento del novembre 1882-febbraio 1883, Nietzsche caratterizza il superuomo in questi termini: «Nel superuomo si trovano per sovrabbondanza di vita le stesse manifestazioni che si conoscono nei fumatori di oppio e la follia e la danza dionisiaca: il superuomo non soffre delle conseguenze.» (F. Nietzsche, Frammenti postumi 1882-1884, in Opere, VII/1/1, 4 [75], p. 125.)
4) Questo aspetto del superuomo è stato sempre ignorato, soprattutto da Heidegger.
5) Il superuomo di Nietzsche, partendo dal frammento sopra riportato, sembra caratterizzarsi come decostruzione dei protagonisti dei romanzi (non necessariamente dei soli romanzi d’appendice). Questa decostruzione investe il personaggio che compie azioni trasgressive, azioni che non lo vincolano in nessun modo per quanto riguarda le conseguenze. Si ha quindi un abbandono del naturalismo tipico del romanzo?
6) Ma Heidegger fornisce qui la migliore definizione del superuomo: «Per questo noi ci possiamo appena rappresentare il modo in cui devono ‘essere’ – e devono invero appartenere all’Essere e alla fondazione della sua verità – ‘qualcosa’ e qualcheduno che non ‘producano effetti’ e non si lascino alle spalle alcunché di compiuto.» (M. Heidegger, Ernst Jünger, Bompiani, Milano 2013, p. 477). Così Heidegger affossa quello che può collegare ad un progetto. A quanto di vecchio c’era nel progetto.