Brahms

Perché non mi è mai piaciuta la musica di Brahms?
È una musica che mi ha sempre dato fastidio. Un po’ come la musica di quei bastardi degli Italiani. Tutt’e due sono musiche che mi hanno sempre infastidito. Musiche mugugnone.
Però mi hanno sempre infastidito in un modo diverso. Ho provato a chiedermi perché.
Negli Italiani c’è la sporcizia di ciò che non ha razza. Lo si capisce subito. E in Brahms?
Intendiamoci: cosa è ancora germanico e cosa è sempre Italiano, o, meglio, merditalo?
La musica degli Italiani l’ho sempre mandata a fare in culo.
Rossini, Vasco o De Andrè, Verdi o Carosone o Morricone è sempre la stessa cosa di merda. Quindi non ne voglio parlare.
Più volte mi sono chiesto come definire la musica di Brahms.
Mi chiedo se la musica di Brahms non abbia la sua legittima definizione in quanto “strepito democratico”. Il romanticismo è passato, rimane lo sgonfiamento. Il romanticismo strepitava. Ma strepitava genialmente, solitariamente, aristocraticamente. Brahms strepita democraticamente.
Uffa! Ci mancava Gardiner a citare il verso di Borges.
La musica degli Italiani è ciò che non ha razza, perché lì parla ciò che, per “razza”, è condannato a non avere razza. La musica di Brahms è ciò che rinuncia ad avere razza: lì parla lo spirito di perversione che si appiccica ad una razza e ne accelera la rovina. Ed è questo, il gioco di quello spiritello maligno che mi infastidisce nella musica di Brahms!
Nietzsche trovava la musica di Haydn pervasa da un “sangue nero”. Sbagliato! La musica di Haydn è autenticamente musica germanica. Musica della razza bianca. La musica di Brahms ha frequenti tracce di musica gitana: tracce di Zingari!
Che differenza con la musica di Bruckner! La musica di Bruckner non accoglie niente di zingaro. È musica della razza.

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