Pinocchio

Pinocchio come fallimento del Bildungsroman in Italia.
L’Italia non può avere un romanzo che mostri la formazione dei propri cittadini attraverso un personaggio fittizio di romanzo, come ad esempio è avvenuto in Germania, dove il Bildungsroman è nato.
Un Bildungsroman in Italia è possibile solo come accettazione passiva di un codice educativo. Che si presenta soprattutto come codice punitivo. Codice, quindi, sospinto dentro con forza. Codice che non si riferisce a un libero cittadino in una libera nazione, ma che impone il passaggio, mai onestamente espresso, da burattino a marionetta. Non c’è nessuna sorpresa. Così il romanzo diventa un modo per mettere in ordine i conti sporchi. Tutte le male azioni di Pinocchio giungono al pettine e Pinocchio deve sempre capire, al termine delle sue azioni sconsiderate, che avevano sempre ragione gli educatori.
Ma perché? In realtà, proprio in questo andare indietro nel tempo sta la truffa, perché l’Italia è solo una cagata recente.
La Germania, paese dove il Bildungsroman è nato, ha dato la nascita a uno dei più strani romanzi che esistano: il Parzival di Wolfram. Il Parzival di Wolfram è indicato come il romanzo che ha segnato la nascita del Bildungsroman.
C’è una grande differenza tra lo strano Parzival e il geometrico Pinocchio. Quindi c’è da chiedersi: che cosa compone la formazione di un romanzo in grado di mostrare la formazione di un individuo?
Infatti, quello che Pinocchio diventa non è un qualcosa di diverso da quello che era in principio, ma un qualcosa che lo riconcilia col suo popolo di marionette, cioè un burattino, per quanto egli, all’inizio della storia, non fosse neppure un burattino, ma qualcosa di simile a una marionetta.
L’Italia non può avere una letteratura perché non ha un popolo al quale la letteratura può funzionare da insegnamento in quanto rivelazione del proprio destino in quanto destino della razza. Qualcosa come una letteratura italiana deve avere lo spirito della sonata surreale di fantasmi su un palcoscenico di periferia putrescente. Che è quanto Pinocchio fa egregiamente. Un’orchestra da camera che suona sguaiatamente in sottofondo, fuori scena, lontano dalla scena dove si situa la scena sgangherata dello spettacolo fondamentale. Come nella Lulu. Che è quanto Pinocchio sembra offrire.
Notare il sottotitolo: Storia di un burattino. È un sottotitolo che dice tutto: Pinocchio è un burattino. È un burattino che però ha una storia. Questa storia lo porterà a essere qualcosa di diverso da un burattino. Ma che cosa? Appunto qui sta la questione. L’inghippo è proprio nella definizione fornita all’inizio della storia, cioè nell’indicazione “burattino”, che è una indicazione sbagliata per quanto riguarda l’azione, ma che è una indicazione più che esatta per quanto riguarda il meccanismo dell’azione. (Tutta l’arte degenerata diventa grande arte in base a queste apparenti distrazioni.)
Il romanzo Pinocchio riporta la storia del burattino Pinocchio, che da burattino, diventa infine un’altra cosa. Ma che cosa diventa? Il romanzo Pinocchio mostra che, da “burattino”, Pinocchio diventa infine bambino umano, cioè essere umano. Pinocchio nasce come burattino. Il testo è ambiguo su questo termine. E questo, da parte del testo, è una strana ambiguità, Questa ambiguità è pari a quella che accompagna la cagata dell’Italia come nazione. Conosciamo Pinocchio come un burattino appena abbozzato. Vale a dire: come un burattino da rifinire, da precisare, da rimpinzare. Quello che manca in questo burattino è il ripieno della cultura.
La cultura italiana è il ripieno adatto al burattino Pinocchio. Geppetto ha fame di fortuna. Cioè ha fame di soddisfare la propria fame. Pinocchio nasce all’insegna della fame. Gli animali sono proprio come gli Italiani: pensano sempre a mangiare. E come sa chiunque si diletti di culinaria, il ripieno è qualcosa che si infila nel didietro di una carcassa pronta e in posa per essere rimpinzata.
È infatti la mano di un burattinaio a dare la vita al povero burattino.
Notare che la parola italiana “culinaria”, l’arte della cucina, deriva da “culo”, perché nell’antica Roma i gabinetti erano vicini alle cucine. Quando si tratta di “arte del culo”, si scopre sempre che gli Italiani (che Dio li stramaledica!) ne sanno sempre più di tutti.
Pinocchio ha così qualcosa della pornodiva. Si esibisce su un palco. Ma come per certe pornostar, la sua fama specifica dipende dalla disponibilità che dimostra nel… “recitare di schiena”.
In questo caso particolare, nel farsi compenetrare dalla maledetta cultura italiana, che come un’onda maledetta di ladri, entra, silenziosamente, nel mezzo della notte più nera della cultura europea, dal didietro.
(Maledetta Cul Tura italiana. Maledetta cultura italiana TuraCul, TuraCul. Dio vi stramaledica tutti, Italiani bastardi! Dio vi stramaledica tutti, soprattutto quando, scarafaggi impolverati, sguisciate affannati dalle rovine dei vostri maledetti tanti terremoti. Dio vi stramaledica tutti, Italiani bastardi! Dio vi stramaledica tutti ancora una volta di più!)
Quello che alla fine Pinocchio diventa, non è un essere umano, ma una marionetta, cioè un perfetto equivalente dei suoi maledetti connazionali. Questo perché Pinocchio, fin dall’inizio, non era un burattino, ma era una marionetta. E questo perché l’Italia non è una nazione, e non può avere una formazione per i propri cittadini, né, tantomeno, può avere un Bildungsroman. In Italia non si può diventare uomini, si può diventare soltanto marionette. Si nasce burattini e si diventa marionette.
Jung sosteneva che ciò che gli alchimisti volevano raggiungere non fosse l’oro materiale, ma un oro (per così dire) “spirituale”, cioè il raggiungimento della personalità individuale in rapporto alla collettività.
Che è appunto quanto Pinocchio si sforza di presentare.
Alcuni alchimisti miravano a ottenere oro dagli escrementi. I Massoni della Carboneria sono andati ben oltre, e dal Nulla hanno ottenuto la Merda, cioè hanno realizzato, a tutti gli effetti, la Cagata dell’Italia, e, grazie alla Cagata dell’Italia, la presenza di un nuovo Paese nella vecchia Europa. Dopo il loro intervento, chiunque, in ogni luogo del mondo, sa che l’Italia è stata cagata. Sa che l’Italia è stata ufficialmente, storicamente cagata: è stata cagata in un certo tempo; è stata cagata in un certo luogo; è stata cagata con una certa, precisa forma geometrica e geografica. Dio stramaledica la cagata dell’Italia!
E chiunque sia in grado di contare, sa che sono passati 150 anni dalla cagata dell’Italia.
Ma che cosa si può dire della cagata dell’Italia, volendo evitare il termine “cagata”?
Gli Italiani sanno che il loro spazio è uno spazio artificiale, asettico, dove non c’è spazio per gli estranei o per gli animali. La migliore rappresentazione dell’Italia (questo maledetto spazio artificiale che ha impestato l’Europa, prima di tutto; e poi tutto il mondo) è proprio nella mancanza di animali al suo interno.
L’Italia è la cagata massonica per eccellenza. La cagata del maledetto Tempio di Gerusalemme adattato ai nuovi tempi e ai nuovi luoghi.
In quanto territorio inesistente, l’Italia è legata a un “clic”, cioè a un battito tra territori la cui contiguità è assolutamente inesistente, perché l’Italia è un territorio inesistente. Ma che dal punto di vista della possibilità, fosse anche solo quella del sogno, è tutt’altro che inesistente, proprio perché l’Italia è l’esistente inesistenza di un territorio.
È quanto rivela la corriera per il Paese dei Balocchi, che tutte le notti, regolarmente, ferma a una certa fermata.
Probabilmente, il canto dell’usignolo registrato su disco, come compare nei Pini di Roma di Respighi, è il più bell’esempio di animale all’interno della cultura italiana. “Bello” per modo di dire. È infatti un esempio di pacchianeria tecnologica. Una cialtronata. Una ripetizione golemica schiaffata lì, a spregio dell’arte musicale. Gli Italiani sono un pugno di Massoni stretti a pugno tra loro. Niente può entrare in quel pugno, meno che mai un animale.
Da qualche parte ho letto che qualcuno, forse uno scrittore (non italiano, ovviamente) dell’Ottocento, viaggiando per l’Italia, si era meravigliato di come gli Italiani (che Dio li stramaledica, tutti quanti e per sempre!) maltrattassero gli animali. Forse di trattava di Gobineau. Non ricordo. Voglio ritrovare il brano e inserirlo in uno di questi articoli. In segno di disprezzo verso il popolo italiano!
Pinocchio riserva un grande spazio agli animali e presenta un vero e proprio bestiario.
C’è tutto un bestiario di Pinocchio da determinare.
Il bestiario di Pinocchio va dalla balena semita al drago-serpente germanico.
Si potrebbe tentare una analisi precisa di questo bestiario:
Il serpente germanico.
La balena semita.
Il colombo italico [l’animale da soma del meticcio italiano. Il “pio bove”.]
Il grillo parlante [l’Italiano che è stato all’estero. L’Italiano Saccente. L’Illuminista.]

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