Il filosofo, così come lo scrittore, non è altro che una possibilità della lingua. Forse è un qualcosa che la struttura di una lingua contiene come suo progetto attentamente pensato nel tempo. Bisogna solo attendere il tempo della sua venuta.
Così, filosofi e scrittori nascono solo nelle lingue che per secoli ne hanno, per così dire, preparato, senza volere, la comparsa.
Le parole composte tipiche della lingua tedesca sono uno strumento per il pensiero di Meister Eckhart, Novalis, Heidegger. È dalla riflessione su alcune parole della lingua che nasce lo stupore della riflessione sul mondo.
Ciò che il filosofo riflette è l’andare del popolo attraverso il suo tempo. Il tempo è sempre ciò che annulla, ma è anche ciò che preserva con amore.
Così è la lingua a chiamare il suo filosofo. L’Italia non può avere una filosofia, così come non può avere un poeta. Non si può parlare della lingua senza parlare dell’alingua. Lingue di questo genere devono preparare, con perplesso amore, alla scomparsa…