Qual è l’ultima stazione del pensiero occidentale? Quella che permette di mettere le mani sulla creazione divina. Questo vuole dire: quella che permette di pianificare la soppressione di intere razze umane. Questa stazione sarà la fine del pensiero occidentale, così come noi lo abbiamo sempre conosciuto. E l’inizio di un nuovo periodo, la cui luminosità è molto al di là del nostro orizzonte.
Mettere finalmente le mani sulla creazione divina – non solo nel senso della raggiunta manipolabilità e del controllo del mondo ai fini puramente tecnici – ma anche per quanto riguarda l’intervento sul diritto alla vita di certe razze, è infatti il compito che attende il futuro. E questo futuro è tutto, fuorché incerto.
Così può essere divertente, nei confronti di questa prospettiva, rivedere, già da adesso, certi atteggiamenti intellettuali della modernità e scoprirne la totale inadeguatezza. La questione di un discorso sul nazismo, ad esempio, non dovrebbe essere posta a partire dai campi di concentramento, essendo essi il punto d’arrivo. E comunque non si dovrebbe pensare di annullare ciò che ha potuto cominciare ad essere attraverso la funzione di questi campi di concentramento. Così può apparire discutibile il progetto del revisionismo: accettare una morale – che il nazismo potrebbe avere infranto – con l’intento di dimostrare che il nazismo non ha agito contro questa morale. Non è una buona dose di impacciata timidezza? Quello che invece deve essere affrontato è la questione che il nazismo ha rappresentato l’inizio della fine di tutta una morale, che doveva passare anche attraverso il riconoscimento delle razze inferiori e della loro soppressione.