Un compito per gli studiosi

In un saggio sulla censura applicata al romanzo in vari luoghi della terra, Walter Siti fa questa interessante riflessione: «La libertà di narrazione, sembra, in Occidente, non avere più limiti, se non forse quelli posti dalla democrazia stessa. Un racconto che in tutta serietà esaltasse il razzismo o auspicasse i campi di concentramento, avrebbe anche da noi vita difficile.» (Il romanzo sotto accusa, in AA.VV., Il romanzo. I. La cultura del romanzo, Einaudi, Torino 2001, p. 154.)
Ecco dunque tutto un nuovo campo di censura possibile per il romanzo. Censura che entrerebbe in funzione nelle società democratiche.
La comparsa di un testo con queste caratteristiche (cioè composto con la massima serietà delle intenzioni) è statisticamente possibile (e auspicabile).
Probabilmente tale comparsa è inevitabile, imposta dal genere stesso del romanzo, dalla società e poi dalla disgregazione di quelle componenti che nel romanzo avevano avuto una delle loro espressioni artistiche.
Forse testi del genere sono in varie forme già presenti. Si tratta di riconoscerli.
Solo un compito per gli studiosi?

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