Disastrosamente trascinato

Leggere tutti i libri del mondo e scriverne uno che li contenga tutti è ormai l’impegno verso cui lo scrittore che rifiuta il postmoderno non può che non sentirsi disastrosamente trascinato.
Un testo del genere – se mai fosse possibile – non dovrebbe avere né inizio né fine, perché dovrebbe richiamare, in ogni suo punto, tutti i libri puntuali del mondo. Avrebbe quindi affinità con le storie della tradizione popolare. (Con un allineamento al Livre di Mallarmé.)
Il suo autore dovrebbe essere autore solo in quanto passo d’unione tra libri differenti e possibilità di vedere collegamenti tra sistemi fino ad allora pensati tra loro estranei.
La possibilità di un autore del genere (che consisterebbe soltanto nella capacità di vedere le relazioni e che quindi non dovrebbe insistere in un autore) sarebbe allora la fine dell’autore stesso, così come il suo libro sarebbe la decostruzione anticipata del concetto di libro.
Ma sempre la danza del dio a sera coniuga un bagliore d’esultanza allo spessore della notte.
Questo perché tutta l’estetica moderna deve partire dal naufragio intravisto da Nietzsche:
      was liegt an Worten!
     was liegt an mir!

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