Se, per periglio accettato di suo, forma-romanzo è ciò che s’apre a tutte le parole del mondo, la critica di un solo romanzo è allora tutto ciò che per due s’apre al pericolo di tutte le parole del mondo che compaiono. Così, forse, questa potrebbe essere la prima recensione creata con ausilio d’Intelligenza Artificiale.
Bobby e Alicia Western, gl’infausti protagonisti de gli ultimi romanzi due di Cormac McCarthy si rapportano tra loro nel mondo a diverso livello dimensionale, che implica due dimensioni diverse di stesura per la stessa sorgente de la narrazione, perché due sono i modi che comportano modi diversi di costituire sequenze di narrazione: il fratello è ciò che si tende a struttura tridimensionale; la sorella si presenta come colei che ha subito lo schiacciamento bidimensionale. Per cui Alicia comporta staticità e allucinazioni fisse; Bobby dinamismo, realismo e confronto con allucinazioni di sirocchia sua che lo portano infine alla mille volte fausta decisione di portare a morte lo sgorbio schifoso che ha infettato la mente sgombra de la sorella.
In mezzo c’è “la vicenda dell’aereo”, vicenda che non decolla perché storia che infesta il romanzo, in quanto basato su coso fermo posto pesto infitto giù tutto sotto, morto stecchito, sotto ammasso tanto d’acqua. Il capitolo che mostra la visita dell’aereo (Il passeggero, I/2) con le due file di carcasse percorse dal sommozzatore, è il punto di partenza di un meccanismo de la narrazione che si commuove restando fermo, come le carcasse che ferme stanno ai posti loro assegnati, mentre passa fra loro il sommozzatore. Infatti non c’è niente da fare: una carcassa rimane solo una carcassa, non importa di chi o che cosa – come sanno i meticci, si tratti di meticci messicani o di meticci italiani. Possono mai essere contate, le carcasse delle tante cose che infestano il mondo? ha, il numero, la stessa realtà che hanno le carcasse quando mente umana, una qualsiasi, vi dondola intorno passando e considerandole, in attimi separati di attenzione, una per una? Bobby Western avrà poi notizia del passeggero in più dai due inquietanti visitatori che sarà stato costretto a fare entrare in casa sua per un breve colloquio, ma dal fatto che le sue ricerche portano a stabilire che un passeggero è veramente sgusciato via, mettendosi in grado di sfuggire, perché così aveva studiato con calma di fare prima del tuffo del tutto nell’acqua che è costato la vita a tutti quanti erano su quell’aereo, passeggeri ed equipaggio (Il passeggero, cap. II/2). Determinando così il mistero su cui è basato il romanzo Il passeggero.
Se mai c’è tecnica finale di CMC, i dialoghi di I/2 (Il passeggero) mostrano adesso, tecnica questa, come tecnica de l’indugiare basata su la dispersione, possibile ne la formula del dialogo: non si va mai diritti al nocciolo, ma si indugia e si ripete la domanda e si torna a domandare, per avere conferma su ciò che non aveva mai costituito la domanda.
Esempio di dialogo basato su dispersione: «Che ore sono? chiese Oiler. | Le quattro e dodici. | Sputò e si asciugò il naso con il rovescio del polso. Si sporse oltre Western e chiuse le valvole delle bombole. Detesto le merde come questa, disse. | Cosa, i cadaveri? | Be’. Anche. Ma no. Le situazioni assurde. Che non riesci a decifrare. | Già. | Qua non ci sarà nessuno per un altro paio d’ore. Forse tre. Cosa vuoi fare?| Cosa voglio fare o cosa penso che dovremmo fare? | Non lo so. Tu come la vedi? | Boh. | Oiler si sfilò i guanti e aprì la sua borsa da sub e tirò fuori il thermos. Tolse la tazza di plastica dalla bottiglia e svitò il tappo e si riempì la tazza e ci soffiò sopra. L’operatore stava tirando su il cavo di sicurezza e il cesto. | Manco si riesce a vederlo quel fottuto aereo. E vuoi che l’abbia trovato un pescatore? Stronzate. | Non credi che le luci potrebbero essere rimaste accese per un po’? | No. Forse hai ragione. | Oiler si asciugò le mani in un telo che aveva nella borsa e tirò fuori l’accendino e le sigarette e ne aspirò una dal pacchetto e se l’accese e rimase a guardare l’acqua nera e sciabordante. Sono tutti lì seduti ai loro posti? Che cazzo mi significa?» (pp. 21-22). Vediamo la carcassa del complotto: la segnalazione dell’aereo in fondo a quel tratto di mare è stata fatta per scopo uno ben preciso, cioè inviare in quel tratto sommozzatori nel fondo del mare. I sommozzatori casuali sarebbero poi diventati i personaggi del romanzo costruito intorno al mistero dell’aereo in fondo al mare. Ma colui che registra i dialoghi dei due operatori del profondo, che rapporto con la costruzione del romanzo, e quindi che che cosa è?
Questo è un modo di impostare dialoghi che è riportare dialoghi impostati con bifida lingua. Due sono gli uomini posti in gioco: more uno, l’altro rimane in vita, che è ciò che richiama il fenomeno del maledetto giocare con gli omini. Cosa aggiunge, di più, in questi due ultimi romanzi, CMC il vecchio? Scrivere un romanzo è sempre fare il furbo, per uno scrittore di professione, o poco o tanto, ormai con quello che è l’arte di scrivere. Qui non si tratta soltanto di mostrare il mondo attraverso novella una opera-mondo, ma di mostrare il modo in cui un linguaggio semi formalizzato può parlare di tutte le cose del mondo a lo scopo di creare opera-mondo ora spacciata come opra nova e novella. Alicia e Bobby sono due tipi di linguaggi diversi applicati al mondo che prevede anche la comparsa dell’Opera-mondo. Il romanzo è costruito sul rapporto fra due tipi di linguaggi (richiamo al linguaggio formalizzato e scorribanda nel linguaggio non formalizzato), con suprema sapienza costruito a lo scopo di non progredire in nessun modo alcuno dei due visti possibili. Il passeggero è basato su la alternanza di sequenze dialogiche e sequenze narrative; Stella Maris comprende soltanto resoconti di dialoghi registrati al magnetofono, riguardanti saluti di benvenuto quando ci si incontra, (nel tempo stabilito che è l’inizio de l’incontro), discorsi quando si parla (sfruttando a pieno tempo a disposizione per parlare), formule di chiusura quando ci si lascia, ponendo fine a quel tempo infausto che è allora il tempo de l’incontro. Questa forma fissa applicata ad ogni capitolo, (Incontro, Dialogo, Saluti) dimostra quanto CMC fosse lontano dalla astrazione logico-narrativa su cui sarà basata la Nuova Composizione Letteraria – anche in queste estreme due ultime sue opere – indubbiamente superiori da quanto composto in precedenza.
La questione da affrontare è ciò che riguarda la storia dell’aereo sott’aqua (“aqua” è qui ciò che si è scelto di scrivere in latina modalità di parlare, perché è ciò che soffoca non richiamando ad alcun raddoppiamento, perché il raddoppiamento è il richiamo a la polifonia. Che è ciò che questo romanzo, in quanto dilogia piatta di forma, giammai comporta), da cui sembra che un passeggero sia qui misteriosamente scampato, portando via con sé scatola nera (black box) e valigetta di pilota. Il passeggero scomparso è la lettera “C” della parola “Acqua” (falsa parola, falsa cosa de la maledetta lingua italiana che non rimanda a cosa alcuna de la maledetta razza italiana, che è antirazza), che chiama tale parola a diventare la parola latina “aqua”. La traduzione mostra qui il gioco futile su cui questo romanzo è stato in riffa e raffo messo insieme a sbiffo e sbaffo. Viene definito “questione da affrontare” perché è ciò che costituisce il racconto su cui si basa questa pretesa dilogia, ma questo pezzo del meccanismo rimanda a ciò che lo contiene. Faccio chiaro: la struttura frattale si vede solo al di sotto di un certo grado di ingrandimento, dopo il quale la struttura frattale stessa non può che disparire.
Il nichilismo nasconde la macchina del racconto, che è quello che ha sempre fatto Cormac McCarthy con ghigno di nichilismo figlio posto in pasto desnudo in vestito elegante e pure in sala di cinema. Adesso il nichilista mette a nudo la macchina celibe di racconto solo suo. È qui che interveniamo tutti noi quanti che siamo. La macchina del racconto è gestita dallo sgorbio focomelico, figlio della vergine del tempo amenorroico: il Talidomide Kid, nanerottolo focomelico e maldicente, avanzo io l’idea d’un Giovanni Boccaccio sonoramente decameronizzato e sbertucciato in fondo al cesso, una delle più infelici creature della letteratura, stronzo parente stretto degli ectoplasmi tossici di Burroughs, signori, questo sgorbio maledetto è il capocomico di una compagnia di guitti da baraccone – tossici puranco – di tante e tante meraviglie da straccetti di cinemetto maleodorante d’Itala frangia di periferia. Dio stramaledica l’Italia! La sua triste figura si può collegare anche a la Picciola gente di Murakami (almeno 1Q84, L’assassinio del commendatore, faccio presente, signori, e qui indico) – se non di Schreber. Forme alternative in forza di disprezzo verso tutto ciò che rappresenta Boccaccio maledetto di cui parlo e sovra tanto sputo: John Boccaccio, Johnny Bad-Mouth, Johnny Mattaccio. Il Talidomide Kid non è solo lo sgorbio schifoso, è – quello lì maledetto – l’archetipo de la degenerazione razziale, che finalmente si comincia a bene intravedere ne lo scintillio di stelle de la letteratura: è il meticcio latino, la carcassa schifosa in fondo al mare, il bastardo di italiano ma che sonoramente torna, guitto, a batter cassa di sangue per sangue, goccia per goccia, pronto ad abbracciare, come carcassa a lo posto suo fino ad allora mantenuto, il sommozzatore che lo deve trasportare su sovra la superficie del mare (Golfo del Messico). Gli spettacoli sono cominciati con l’inizio del ciclo mestruale di Alicia, e infatti il Kid maledetto (sgorbio schifoso, italiano bastardo, Boccaccio di merda – faccio presente che sto parlando di quello, del Kid) parla del grande spettacolo in suo onore, l’unico dei quali ci sia dato di sapere qualcosa: «Orbene sior presentator, noi si fa la danza mestruale per la signorina Ann qui presente.» (Il passeggero, chi parla?, p. 46). «Uno spettacolo di menestrelli in realtà all’inizio c’è stato. Quando io avevo dodici anni. L’hanno annunciato come lo show mestruale. In onore di. Una porcheria oltre ogni dire. Io perlopiù mi raggomitolavo nel letto e lavoravo su qualche problema matematico.» (Stella Maris, p. 84, è Alicia a parlare – che sia adesso Alicia a parlare, non può evitare di porre la domanda “chi parla?” a proposito de le due citazioni, che coprono entrambi li romanzi). Visto che ho citato Burroughs, amico mio, non posso che sottolineare Cronenberg (David) per il suo tradimento di Burroughs (William S.), così come non posso che prendere una volta di più a virtuali calci in culo quella spina nel fianco che rimane il finocchietto bastardo di italiano che era Pasolini (Pier Paolo, il meticcio italiano, che tutti voi pure conoscete, o bene o male, pur di troppo!) per il suo riportare il meticcio italiano e abborracciatore di storie Giovanni del Boccaccio, messere, alla sua vera natura di meticcio italiano, che è la falsa natura che solo cotanto spettacolo da colui messo in piedi può disvelare, questo perché il meticcio italiano è la cosa che, fra tutte, odio di più in tanto assoluto – e la prima cosa che, tra tutte le cose del mondo, deve essere tolta dal mondo una volta una per tutte, nel silenzioso rumore del mondo, perché lo ha messo a nudo, carcassa puteolente, senza però pensare di abusarne. Meticcio è ciò che non ha diritto di vivere.
La porcheria è ciò che il meticcio (il meticcio Dante A., il meticcio Boccaccio G., il meticcio Leopardi G.) ha fatto e postato nel mondo con maligna intenzione bagascia. La letteratura è il gioco del meticcio, che non ha nulla a che fare con il gioco del mondo, che invece è il Gioco rincorso come Gioco de le perle di vetro. La questione è appunto ciò che riguarda ciò che non trapassa mai – come vi sarete ormai resi conto, voi teste di legno.
Dico che quel nichilista d’accatto che, in fondo, era Cormac McCarthy ha sempre nascosto la macchina di racconto in sua opera sottilmente letteraria; adesso il nichilista che è Cormac McCarthy mette a nudo la macchina di suo racconto molto dal braccino tagliato corto. La macchina del racconto finale di cui si parla è gestita da lo sgorbio maledetto e focomelico, figlio della vergine del tempo amenorroico: Talidomide Kid qui nomato (bastardo, ecc.).
La meccanica quantistica si presenta in questo romanzo a teste di cazzo sue due come ciò che non chiama misurazione quantistica in quanto ciò che chiama il personaggio. Cormac McCarthy non scrive per farla finita con la letteratura, come nel caso di Joyce (Giacomo Joyce, dico), che impropriamente richiama, egli, ne la citazione da Jung & Freud, e come sarebbe tempo di rifare, ma… L’opera-mondo è qui meta di ciampincantesimo (intendo: “inciampo + incantesimo”). La misurazione quantistica in rapporto al personaggio: CMC tiene fissa dimensione sua di personaggio in quanto personaggio che è personaggio posto presto ratto in fuga, e fuga fugaccia fughetta fitta con la focaccia, di cui poi più si sa nulla.
La MiQ sembra non mostrare il passaggio di uno stesso oggetto attraverso sfondi diversi, che hanno il potere di annullarlo in quanto protagonista, ma registrare costellazioni di punti che comprendono presenza la de l’oggetto che, illusoriamente, lo si voleva presentare come oggetto di cui era necessario monitorare percorso lungo traiettoria una. Fermo restando a punto unico di soggetto, questo sembra tutto solo illusione. Perché mai? La mq può annullare l’illusorietà del protagonista, che è quello che invece in questi duoi romanzi non ha importanza alcuna. Questo perché CMC non pensa la mq in un rapporto con la tecnica della narrativa (ad esempio per quanto riguarda il punto del “personaggio”), ma come dire che CMC non costruisce romanzo suo in base a caratteristiche di MiQ, bensì in base a nominazione di tecniche scientifiche che dicono che il vecchio modo di nominazione non tiene più? Ogni MiQ indica una successione discontinua di stati, in cui il soggetto è solo un punto in una costellazione rilevata in ciò che lo determina solo come punto tra altri punti.
Ma questo comporta non avere passato, perché se il tempo in cui un punto ha finito per comparire in una configurazione, è il tempo che solo può chiamare configurazioni in cui quel punto era attivo solo in quanto non doveva chiamare configurazione alcuna in cui quello stesso punto sarebbe stato morto di già, che mai riguarda ciò che riguarda il punto determinato come soggetto. Che è ciò che impedisce la formazione di un passato comune, in quanto comune a tutti i vari punti altri. Che è ciò su cui il romanzo basava il suo punto di forza per quanto riguarda il personaggio. CMC riduceva il personaggio a un avvicinamento a un punto zero. Per infine collegarsi, in questa dilogia, a quanto riguarda la MQ in rapporto alla filosofia e quindi alla nuova determinazione del personaggio – che però egli non presenta, in quanto Autore. Pensate alla dialettica dello spazio che diventa tempo, perché tutto parte da un punto, il punto che acquista autocoscienza e porta lo spazio a diventare tempo; il tempo ritorna qui adesso spazio. Questo non salva dal male fatto nel mondo, perché il punto di partenza è l’Incontro che non ha avuto risposta, cioè l’Incontro con la Sorella ritrovata – che avrebbe indicato il tempo nuovo.
Così non esiste passato, perché niente fa riferimento al punto fisso. Se il mondo morisse, nessuno rimpiangerebbe allora il mondo, che resterebbe senza tomba, ma si ricorderebbe il mondo solo come ciò che una volta era esistente in una data configurazione ma non più in quell’altra, pensando ormai solo ad andare avanti in una sola direzione, senza più mondo, come mostra il romanzo La strada. CMC sembra essere conscio di questa situazione senza scampo, per quanto sembri evitare di trarre tutte le conseguenze, che solo potevano derivare da una riflessione sulla mq applicata a la fragile zolla del romanzo.
Lo Sgorbio maledetto (e torno qui a dire del maledetto Kid, che era più schifoso degli schifosi) si determina in un batter di ciglia sue che è sbatter di pinne sue monche e maledette: lo Sgorbio succiasangue campa e scampa e ciarla allegro e arcigno pronto davanti ad Alicia, che lo considera determinandosi come ciò che scampo non campa mai (sgorbio succiasangue maledetto): lo Sgorbio ricompare a fianco di Bobby, che però lo fa scomparire, determinandosi egli, parlo di Bobby, a differenza de lo Sgorbio maledetto, nella passeggiata sulla spiaggia sotto la tempesta imminente, come ciò che ha solo terra dove andare. Avere terra dove andare è ciò che determina la possibilità de la tridimensionalità, signori, cioè di mettere insieme la possibilità di un racconto (anche in quella situazione), mentre avere solo loco uno dove capitare, come capita ad Alicia, è la consegna a lo schiacciamento bidimensionale quando ella si consegna chiedendo di entrare, creatura malconcia, in clinica Stella Maris nomata.
Se la grande letteratura è polifonica, e la paraletteratura bidimensionale e monodica, la questione non è stare a sentire il mostriciattolo schifoso (mi riferisco al bastardone Kid – secondo me di pura origine italiana, come mostra Commedia dell’Arte, signori, che quello, il mostriciattolo, tira fuori dalla sua lercia bisaccia), ma fare in modo di portare a morte il mostriciattolo schifoso, quello, quando il mostriciattolo sbatte, schifosa creatura che è sempre stata, pinne sue, che sono il suo modo di parlare, che è l’alingua del meticciato (mi sono sempre riferito allo schifoso Talidomide Kid). Lo sgorbio viene naturalmente fatto fuori (Kaputt) dalla passeggiata a cui Bobby lo invita, quando se lo trova fisso ospite davanti, ospite tra tutti, quello meno gradito, nella sua precaria baracca diroccata sulla riva di fronte al mare. Questo, a mio modo di vedere, è il punto più bello di ‘sta dilogia, voi che ne dite? Andiamo avanti. Lo sgorbio schifoso si presenta come ciò che non ha terra dove andare. Alicia non può farlo fuori in quanto creatura bidimensionalizzata, nel punto in cui la possiamo conoscere, cioè nel “suo” romanzo Stella Maris, ma Bobby lo può fare fuori in quanto creatura di un mondo ancora tridimensionale nel “suo” romanzo, cioè lo spazio che gli compete, che è lo spazio tridimensionale del romanzo Il passeggero poiché Bobby ha modo di vedere in anticipo quello che Alicia potrà solo vedere comparire dopo, essendo essi entangled.
Cormac McCarthy inchioda lo sgorbio maledetto (il focomelico schifoso, parlo del Kid, pulcinella italiano di razza di merda), ma dà libero campo al nichilismo che ha da sempre contraddistinto arte narrativa sua e che reggesi adesso, monca a malapena, su quel Bobby Western suo solamente. Il focomelico inchiodato è ciò che chiama Alicia, che non è in grado di trasportare lo Sgorbio maledetto a fare la passeggiata che può legittimamente toglierlo dal mondo (Il passeggero, 7/2) (passeggiata = polpetta avvelenata da dare alla creatura malefica, sto dicendo). Lo Sgorbio maledetto (intendo il maledetto Kid) campa dentro la mente di Alicia, lo Sgorbio maledetto (intendo il maledetto Kid) crepa fora de la mente di Bobby Western. Nessuna creatura maledetta, che non ha diritto di vivere, creperà per sua natura se non sarà invitata, pure con insistenza, a fare una passeggiata quando il tempo è più inclemente per invitare qualcuno a fare qualcosa come una passeggiata (= si troverà il modo di farle avere, in qualunque modo, la polpetta avvelenata in loco uno segregato, dove loco di “polpetta avvelenata” è di novo terra allora possibile). Questo è il pericolo, che pone in periglio anche colui che invita a la passeggiata. Per Alicia la matematica è ciò che alcuni geni matematici hanno finito per abbandonare – c’è un punto oltre il quale teoria e pratica hanno fra loro rapporto in tutto diverso – questo è quello che ha avvicinato CMC a novello tipo di romanzo uno, salvo rimbalzarlo ratto e subito a rotta distretta di collo.
Ricordare la barzelletta del focomelico maledetto, il Kid, che parla alla sua vittima, Alicia, sorella di colui che, giustamente, troverà il modo, per razza, di farlo fuori e secco: «Senti qua. Intermezzo comico. Okay? Se l’hai già sentita fermami. Topolino chiede il divorzio, il giudice guarda giù e gli dice: Se capisco bene il motivo del contendere è che lei avrebbe sorpreso sua moglie Minnie che ramazzava in ogni angolo della casa. È così? E Topolino dice: No, vostro onore, non è quello che ho detto. Io ho detto che l’ho beccata a scopare lì e là. | Il Kid camminò per la stanza pestando i piedi e tenendosi la pancia e sganasciandosi dal ridere. | Capisci sempre tutto storto. Cosa ridi? | Uah, boccheggiò lui. Cosa? | Capisci sempre tutto storto. È qui e qua. Non lì e là. | E cosa cambia? | L’ha beccata a scoparsi Qui e Qua. Ma figuriamoci se ci arrivi.» (Il passeggero, p. 13). Il focomelico Kid maledetto è l’uso de la lingua ridotta a barzelletta, gioco di parola, battuta di spirito, che è ciò che porta la lingua a farsi l’alingua, che è ciò che contiene il modo di parlare de gli italiani schifosi, il sacchetto maledetto da cui il Kid focomelico tira fuori i suoi trucchetti da saltimbanco da quattro soldi. (Leggete Daniel Paul Schreber e poi mi direte e darete ragione.)
I capitoli del Passeggero hanno stessa struttura effe-i-esse-esse-a: prima parte dedicata al Kid (in questa recensione definito giustamente lo Sgorbio maledetto che deve essere soppresso in piena legalità), seconda parte dedicata alla tridimensionalità della visione di Bobby, che mostra il progredire de l’omo ora posto in fuga piatta. Solo l’ultimo capitolo presenta la visione unica, che è la visione di Bobby Western, quando lo Sgorbio schifoso ha finito di campare sua vita di monco (perché è stato giustamente eliminato al termine della passeggiata, perché la vita del focomelico Kid era solo: uno vita due indegna tre di vivere) e la costituzione duale dei capitoli ha ceduto il passo ad una sola finale costituzione di capitolo. Questo è il grande spettacolo che il focobastardo e stramaledetto non è mai arrivato a concepire nel suo teatrino di guitti tratti in scena: l’esecuzione capitale del guitto, del foco maledetto, de lo storpio schifoso d’itala origine.
Perché la soppressione del Kid (lo sgorbio maledetto di origine italiana) non ha prodotto un tipo nuovo di racconto, dopo la forma tridimensionale del Passeggero? bensì la forma bidimensionale di Stella Maris? Perché la soppressione del Kid (sgorbio maledetto) non fa capo a un progetto di soppressione della razza di tutti i Kid, ma solo decisione di uno qualunque che campa ormai a malapena come un senzatetto.
Tutto questo indica una struttura che la dilogia di McCarthy non ha mai affrontato, cioè il rapporto tra la madre e la sorella (non nei confronti del protagonista, ma nei confronti di ciò che ha portato i due, fratello e sorella, di colpo, dentro il mondo entrambi legati). La Madre mette al mondo con un lampo verticale di creazione, che chiama il lampo con il quale il dio monoteista colpisce il suo fedele, e il lampo distruttivo che il padre creatore del bagliore dei mille soli sorti insieme nel cielo ha portato entro il mondo – come lampo di sua bomba atomica. Opposto a quella metafora del dio padre, la sorella dona l’arma metonimica al fratello che gli permette di scorrere il mondo. Questo rapporto avrebbe costituito il mondo di fronte al quale l’opera si sarebbe confermata come opera-mondo per davvero. Noi abbiamo una prima metà in cui agisce la parte maschile (tridimensionale) e una seconda metà in cui agisce la parte femminile (ma frutto di bidimensionalizzazione). Il protagonista si immerge nelle profondità marine, in quanto sommozzatore, per intravedere quello che coglie come qualcosa di cui è meglio non avere a che fare. Noi, in quanto lettori, non abbiamo l’interazione, che solo la quadridimensionalità potrebbe fornire. La quadridimensionalità era ciò che aveva nella mq ciò che era necessario per poter essere evocata autenticamente nell’ambito de la narrativa. Che però doveva confermarsi come Nuova Composizione Letteraria. Allora la narrativa sarebbe stata la cosa che avrebbe fornito il legame che lega madre e sorella in rapporto al Protagonista. Il legame incestuoso tra Bobby e Alicia si situa nella differænza tra la terra della madre, che è terra non accettata, e la terra della sorella, che è terra straniera, che adesso prende l’aspetto di progetto letterario. La sorella deve far rinascere nella nuova terra – che è ciò rimanda alla NCL. La madre rimanda alla nonna, mentre il padre si determina solo come colui che ha avuto a che fare con la messa al mondo del congegno della poco fausta bomba atomica. Bobby Western si determina, lungo la prima parte della dilogia, come colui che deve porsi in quanto personaggio posto in fuga. Il personaggio in fuga è la costante della narrativa postmoderna. Il nichilismo asconde la macchina del racconto quando il nichilista stesso mette a nudo la propria macchina di racconto – in quanto racconto gestito da lo sgorbio focomelico (lo schifoso disgustoso Kid = Vita Indegna di Vivere), figlio della vergine del tempo amenorroico.
Non solo Alicia è privata della sua lingua, ma anche lo Sgorbio maledetto è privato della sua lingua (boccaccesca, cioè l’alingua di Boccaccio). Noi non sappiamo quale possa essere la lingua di Alicia, poiché è la lingua che è stata interdetta dall’autorità che ha diritto a stabilire ciò che è lingua, ma sappiamo quale sia la lingua dello Sgorbio maledetto (mi riferisco al Kid meticcio), perché è la lingua che l’autorità ha permesso, per quanto la vediamo (nelle parole di Alicia) come una lingua che ha poco da dire, quasi come “lingua” bluff: la lingua dello Sgorbio maledetto è l’alingua del meticciato, che non è condannata al silenzio, perché è l’alingua del meticciato che ha impestato tutto il mondo, l’alingua del meticcio italiano John Boccaccio del Cazzo, la lingua del meticcio italiano che è l’alingua del meticcio italiano finocchietto e comunista Pier Paolo Pasolini, cioè l’alingua di qualunque meticcio del cazzo alla quale sia stata data facoltà di determinarsi come “la lingua” in grado di determinarsi in quanto lingua che deve poter dire la sua. Vale a dire qualunque lingua del meticciato, che è la cosa più contraddittoria che si possa immaginare, vale a dire l’alingua di qualunque meticcio che non sia stato invitato a fare una passeggiata (= a prendere la polpetta avvelenata). Alicia si determina così come ciò che è corpo singolo per accogliere: «Volevo essere venerata [dal fratello]. Volevo che entrasse in me come in una cattedrale.» (Stella Maris, p. 123). Mentre solo il meticcio è ciò che deve essere tolto dal mondo. Il meticcio è quella cosa a cui deve essere tolto, con ogni tipo di forza, il diritto di vivere, perché è quella cosa che impedisce la vita – non per quello che fa, ma per quello che è.
Il mare è il punto che divide fratello e sorella: la sorella nella doppia figura della Madonna Stella-del-Mare, che rimanda alla Grande Madre mediterranea e, in quanto Stella-del-Mare, nel suo lungo mantello che la copre dal piccolo capo circondato di tante stelline scintillanti giù fino ai piedi, che solo le mani tendono a scostare appena lungo i fianchi e il ventre, può essere vista come una stilizzazione della vagina, che non posa sul mare, bensì sovra tratto appena di terra o scoglio battuto dal mare, e che la terra segna, aiutando a uscire dalla superficie del mare quanti non vogliono più avere a che fare con il mare, mentre il fratello è colui che, per impegno suo lavorativo, ha scelto di immergersi nel profondo fondo giù del mare oscuro, dove nessuna luce di stella lo può mai raggiungere, accettando il fondo del mare come suo spazio di lavoro – Madonna-Cattedrale che accoglie il navigante a fine di suo percorso compiuto dalle profondità del mare del Messico avvolgendolo nell’azzurro del suo mantello-conversazione per farlo rinascere in Iperborea sua – bianca e lontana.
Il cognome Western indica ciò che riguarda l’Occidente, che è punto e svolta, ciò che punta a Nord, indipendentemente dal punto casuale di nascita. Conto e m’inciampo. Questa dilogia ultima, ambientata nello spazio tra terra e mare, limite vicino al meticcio messicano, porta a terra e mare tanto diversi, che dispongono ciò che deve essere restituito a ciò che rende l’Europa la terra de la razza bianca d’Europa, signori. Spesso mi soffermo a parlare degli italiani (= scarafaggi africani) come di ciò che mi ha sempre fatto schifo (è la naturale repulsione verso gli insetti = massa senza numero), perché ho a che fare con gli italiani (= scarafaggi italiani), antirazza (ciò che esiste solo come massa), ma questo non vuole dire che non consideri altri meticci, come tutte cose che mi hanno sempre fatto da sempre schifo. E che devono essere fatte scomparire dalla forma perfetta del mondo, una volta che si vedrà nel mondo come la forma perfetta che deve essere mantenuta.
Ho detto che la Madre richiama, qui, le veneri aurignaziane, cioè l’Africa; viceversa la sorella richiama la Rinascita nel Nord. Da qui il richiamo all’incesto – che però prende la forma di incesto chiamato dalla sorella, che esclude la madre. La Madre è colei che immette nella falsa terra; la Sorella è colei che, sola, nel tempo dell’Incontro, può donare la Terra, anche se Terra solo come terra dove andare per la sua posizione di schiacciamento, perché sta al fratello/marito creare la terra che sarà allora la Terra del Sacro, cioè la terra del Sacro Nord, che sarà l’autentica terra in quanto Terra del Sacro. È la terra a chiamare il suo abitante.
La bomba atomica è quel lampo di sguardo distolto da un mediocre dispositivo come può essere un semplice occhialino di protezione. La potenza di distruzione, allora raggiunta, doveva portare a distinguere ciò che ha diritto di vivere da ciò che non ha diritto di vivere. Questa, comunque, non è una recensione – lo vediamo dagli elementi posti in gioco, che determinano la terra del gioco come ciò che non è la terra entrata nel gioco, che può essere solo la Terra del Sacro, che mai è la terra in gioco. Dico che, a livello di esperimento mentale, non bisogna pensare di eliminare gli italiani per quello che fanno, ma per quello che sono.
Far sonare la parola in musica è arte che la razza bianca impara dal meticciato, secondo Gobineau: basta pensare al rapporto che si estende da Monteverdi (meticcio italiano), fino a quei tanti Lieder lontani di Schubert (compositore di razza bianca). Devo dire che mi ha stupito assai come in questa coppia di romanzi (da più parti nomata Dilogia) non si parli de la musica di Messiaen mastro Olivier. La musica di Messiaen è legata con il concetto di opera-mondo. Ogni opera di Messiaen è ricreazione della meraviglia completa del mondo. Questo si nota soprattutto nelle musiche basate sui canti degli uccelli, dove non è tanto il canto a essere considerato, quanto il complesso fisico che produce quel canto (la grandezza del cuore, il modo di respirare, ecc., nel corpicino degli uccelli), cioè la struttura meravigliosa determinata dalla meraviglia del mondo e che a sua volta determina la meraviglia di ogni singola parte del creato. Per cui ogni opera di Messiaen parte da questa riflessione sulla particolarità del creato che la musica coglie attraverso la sua strana struttura. Il fatto di essere slegato dalle correnti artistiche dell’epoca, porta Messiaen a ricreare il mondo, cioè a ripensare l’opera della creazione come cosa da affrontare nella sua totalità ogni volta daccapo.
Ogni romanzo stabilisce regole per tutte le parole del mondo, ma le prime parole di un romanzo definiscono lo stato della lingua in quanto suo funzionamento ancora operante in una comunità – ma il meticcio non giunge mai a la lingua, perché rimane fermo in su la soglia de la parola, che per lui è parola e stop, e che per Cormac McCarthy è visione di parola di scena a livello cine-ma-tografico.
La narrativa postmoderna vincola i suoi personaggi ad un pendolarismo simile a quello dimostrato dal personaggio di Bobby tra le cose infinite di mondo fratto boia suo, che vanno dalla disinvoltura dimostrata da quel personaggio nel ristorante del disgustoso meticcio mafioso italiano (è bello che, in un romanzo così modesto come questo, un personaggio tanto disgustoso sia un personaggio italiano con rapporti con la mafia – però bisogna precisare che l’Italia non ha impestato il mondo con mafia e ristoranti, dopo lo ripeterò, ma con Dante e Boccaccio e schifezze altre di istesso genere, perché se non si comprende questo, non si comprende quello che è razza degenerata, vale a dire razza che deve essere tolta dal mondo per il bene del mondo – e la disinvoltura dimostrata nella baracca occupata come personaggio in fuga senza più casa, che è quello che porta alla fine il mostriciattolo focomelico, ad accettare, in una passeggiata, la polpetta avvelenata bella pronta per lui. Ma il bello dell’arte degenerata è che chiama la razza degenerata che è nel mondo a comparire per quello che è come niente fosse.
Le cose del mondo sono ciò che possono essere nominate come insieme di cose che adesso tengono l’aspetto di tanti mille e mille tanti puri ismi. I Ringraziamenti della traduttrice indicano le competenze specifiche richiamate in ciascun volume: ambiente fisico e matematico, nautica, motori e corse automobilistiche, immersione subacquea, aviazione, estrazioni petrolifere, materia legale, per quanto riguarda Il passeggero; mentre per Stella Maris gli ambienti riguardano quello fisico e matematico, il campo medico, la sfera filosofica – a cui si deve poi aggiungere le questioni tecniche legate alle armi per quanto riguarda il dialogo sull’attentato a Kennedy.
La madre porta sulla terra (tramite spostamento verticale), la sorella comporta lo spostamento orizzontale lungo la terra. È per questo che Bobby può scorrere la terra, mentre la sorella subisce solo schiacciamento bidimensionale. A sua volta la sorella è disposta a oltrepassare immediatamente il tabù dell’incesto, soggiacendo alla passione e finendo schiacciata, a differenza del fratello, che invece fa di tutto per rispettare quel tabù, pur sentendosi terribilmente attratto da lei e venendo sballottato tra i luoghi di tutto il mondo.
Mi infastidisce quando si sente dire che gli italiani hanno impestato il mondo con mafia e spaghetti: gli italiani hanno impestato il mondo con Dante, Boccaccio e schifezze de lo stesso tipo e poi con tutti gli altri italiani del mondo che hanno sempre impestato il mondo, cioè che sono sempre stati nel mondo, e che hanno portato mafia e spaghetti, ma anche Dante e Boccaccio; se questo non è chiaro è perché noi non riconosciamo più ciò che è arte degenerata perché non riconosciamo più ciò che è razza degenerata, e non chiamiamo più la razza bianca – e lì allora l’Italia vincerà sempre, perché mai si parlerà di passeggiata e polpetta avvelenata.
Ma stavamo parlando della mq. Noi non riconosciamo ciò che deve essere eliminato in quanto ciò che non ha diritto ad abitare il mondo diventato quadro. L’uomo non sarà mai padrone del mondo finché non avrà considerato ciò che ha diritto di vivere e ciò che non ha diritto di vivere. Ci vuole l’invito a “la passeggiata”, cioè la possibilità di fornire la “polpetta avvelenata” a ciò che non ha diritto di vivere. Come tutti i meticci, gli italiani non devono essere eliminati dal mondo per quello che fanno, ma per quello che sono. La rinascita della letteratura può avvenire ormai in due soli modi acchiappati stretti in un volo solo in qualcosa di negativo: incesto con la madre, incesto con la sorella. Così otteniam, noi, in puntura di fioretto, schemetto che sfiora spunta di fioretto – che richiama duplice tocco de la mq:
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Il romanzo del passeggero è ciò che conduce all’opera-mondo – mentre gli altri romanzi di CMC non conducono ad opera-mondo alcuna (semmai il contrario). CMC è sempre stato un alimentatore di narrativa in quanto stupidità che il cinema ha giustificato in quanto ciò che dà a vedere, portando l’arte di dire a presuntuosa arte di vedere.
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Questo comporta una macchina nascosta di racconto – che qui è la visita dentro l’aereo posto sott’acqua, con le due file composte di varie carcasse ferme al posto assegnato.
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Quest’aborto ottenuto di racconto ha la sua rappresentazione nello sgorbio decameronico del meticcio italiano (= scarafaggio africano) Boccaccio Giovanni, che qui si presenta con il puzzolente carcassume de’ suoi racconti messi in fila ne la vecchia carcassa puteolente del Decameron. La grande letteratura rende viva la piccola letteratura del mondo tutto. Lo sgorbio Talidomide Kid risveglia vita novella sua in creaturina velenosa (quella) che era Leopardi (Giacomin poverin), costruttore gobbetto di sì tanti appartati vecchi mucchietti di parole, impropriamente, da prezzolati compiacenti criticanti molti fessi, oltraggiosamente nomati “poesie”. Il meticcio è ciò che deve essere soppresso.
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CMC non è legato da cattiveria nei confronti de la letteratura, che solo è ciò che comporta la messa in discussione de la letteratura attraverso mezzi suoi di letteratura – e questo è falso suo lasciapassare per entrare in carcassa ferma d’aereo sotto acqua (Golfo di Messico). Vede ne la letteratura, il vecchio che è sempre stato, solo modo per campare vita sua grama. Che è quello che ha comportato truffe letterarie nomate a Dante (Aliporco), Boccaccio (vecchio Joe), Leopardi (idiota Little Jim), ecc. (tutti scarafaggi africani, se non sbagliio) CMC vuole solo dare forma nova a vetusta propria teoria sua di nichilismo uno & integrale, che è la teoria truffa giusta tagliata per taglia cervellino spicciol suo che è stato, ciò che è gran teoria truffa di meticciato razza maledetta, razza latina, bastardume italiano, antirazza – boccacciaccio pria di tutti, sostengo io.
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Il falso lasciapassare che egli usa è la mq, qui mai riconducibile alla misurazione quantistica, che è ciò che mette fine al protagonista come dato che passa da per tutto.
La letteratura è il gioco del meticcio, che nulla ha a che fare con il gioco del mondo, che anche è il Gioco de le perle vetrificate. Infatti è importante notare che lo sgorbio schifoso, voglio dire la cosa (squallida, dico quella) che conoscete come il focomelico Kid il bastardo (il maledetto, quello di cui ho sempre parlato, il bastardo italiano), è stato portato giustamente a crepare in base ad una passeggiata da parte de la persona che lo sgorbio schifoso infestava, che è come un trasporto coatto in carro bestiame – e ci voleva, ma questo è roba che già detta è stata, mi pare. Quindi disserrare qui si può. Pronti: si chiude e si smamma.
(Ho sempre cercato di raggiungere quell’arte morbida di trascrivere rudezza di paesaggio che è passaggio ne la metropoli, che è propria de’ maestri miei – vuoi Sophie Kinsella, Jojo Moyes, e, perché no?, l’italiana Sveva Casati Modignani pure – ma sempre senza successo… per cui tanto vale piantarla qui. Anche senza essere riusciti, una volta di più, a fare, finalmente, piazza pulita. Conto: zero, uno, porco due…)
Cormac McCarthy, Il passeggero (2022), traduzione di Maurizia Balmelli, Einaudi, Torino 2023
– Stella Maris (2022), traduzione di Maurizia Balmelli, Einaudi, Torino 2023