Da qualche parte Borges fa l’ipotesi di un possibile personaggio consistente in un gaucho che ha letto Platone. I gauchos non leggono Platone, tuttavia, un singolo gaucho, per caso, potrebbe leggerlo e questo renderebbe plausibile un tale personaggio.
Il testo in cui un tale personaggio potrebbe agire (racconto o romanzo) dovrebbe allora presentare il caso dell’unico gaucho che legge Platone.
Una teoria basata sul realismo socialista chiederebbe ragione sulla necessità di creare un tale personaggio. “Se i gauchos non leggono Platone, perché immaginare un gaucho che legge Platone?” Il singolo gaucho che legge Platone non è un fatto tipico e, a peggiorare la situazione, ci sarebbe la constatazione che, dalla lettura di Platone, il singolo gaucho non otterrebbe nulla in quanto a coscienza di classe e nemmeno tale lettura inciderebbe sulla specifica lotta di classe portata avanti da tutti i gauchos.
Un tale personaggio sarebbe ingombrante anche per una teoria estranea al realismo socialista. Ci sarebbe infatti da chiedersi come e perché questo benedetto gaucho legga Platone. Se il fatto di leggere Platone da parte di questo personaggio fosse appena importante, esso dovrebbe costituire il tema di tutto il romanzo o racconto che fosse, e tutti i dettagli della narrazione sarebbero in funzione di tale bislacca scelta. Esso dovrebbe quindi costituire il tema centrale della narrazione. Se questo fatto fosse invece liquidato in una sola riga, questa riga striderebbe talmente con tutto il resto, che esso apparirebbe in funzione di quella riga, finendo così di nuovo per costituire il tema centrale della narrazione.
Parafrasando il linguaggio della Gestalt, si potrebbe dire che siamo in presenza di una segregazione delle forme di tipo psicologico, cioè delle costanti psicologiche.
Per risolvere la situazione bisogna pensare a una costruzione del personaggio non in base a una forza centripeta, inclusiva rispetto al personaggio, ma ad una forza centrifuga, elusiva rispetto al personaggio. Stabilito quindi il personaggio, consistente in un nome casuale, due serie sarebbero in questo caso possibili. Una serie farebbe capo alla variabile “gaucho“, l’altra alla variabile “Platone” (infatti, questi elementi, non sarebbero altro che variabili). Entrambe le serie potrebbero espandersi in sottoserie, e una serie dovrebbe riguardare la narrazione (romanzo o racconto che sia). Ma in nessun caso le serie potrebbero finire per ricongiungersi nella stabilità di un personaggio. Il personaggio sarebbe solo il casuale punto di fuga di serie che non si ricongiungono. Nemmeno il nome lo determinerebbe in modo univoco. Il nome sarebbe una serie inglobante serie di nomi possibili e di tutti i nomi della storia. Questo perché quando un nome è solo un caso, allora ogni nome è tutti i nomi della storia.
Gli elementi ci sono tutti: il gaucho da una parte e Platone dall’altra. Manca l’elemento impossibile: che solo un gaucho, tra tutti i gauchos della terra, legga Platone.
Categoria: Filosofia
La storia sarà tutt’uno con l’arte di dimenticare
Credo in una prossima, inevitabile e lunga era di barbarie nuove, di libertà e libera sfrenata fantasia. Una contaminazione fra giustizia e sopraffazione la caratterizzerà. Compito dell’uomo sarà sempre quello di essere testimone della bellezza del mondo e di ringraziare Dio per la bellezza del mondo. La poesia e la filosofia saranno sempre gli strumenti attraverso i quali l’uomo ringrazierà Dio per la bellezza del mondo. Ma esse non consisteranno altro che in un tessuto fitto di bestemmie e di irrisione del divino. Sarà l’epoca in cui ci si avvierà a pensare in un modo nuovo. Una cosa sarà due cose e una qualità sarà l’intero opposto di se stessa. I filosofi si meraviglieranno di come sia stato possibile elaborare tante diverse teorie del pensiero a partire da una cosa tanto astrusa quanto ciò che veniva chiamato il principio del terzo escluso. Nella vita quotidiana le vittime di questa nuova era saranno innumerevoli, ma cadranno in nome di un impulso al gioco e alla spensieratezza che avrà molto, in quanto a essere nel mondo, dell’innocenza del bambino. Nessun monumento le richiamerà mai. Non ci sarà nessun giorno della memoria. La storia sarà tutt’uno con l’arte di dimenticare.
Terra dove andare
Per Carl Schmitt (Il nomos della terra) la parola greca nomos comprende la prima misurazione della terra a seguito di una occupazione. C’è un collegamento che riguarda nomos e occupazione della terra. «L’anello di recinzione, la cinta formata da uomini, il Mannring, sono forme originarie della comunità di culto, giuridica e politica» (p. 65).
Il greco nomos può essere accostato al verbo islandese nema. Cleasby-Vigfusson (An Icelandic-English Dictionary, s.v. nema) riporta anche: «in a lawful sense, nema land, to take possession of a land as a settler». landnám è «the taking land, a law term» (ibid., s.v.). Il derivato landnámamaðr indica l’uomo (maðr) che ha preso (rad. nema) la terra (land), attuando in essa il proprio insediamento.
Un testo medioevale islandese si chiama Landnámabók: libro (bók) della presa della terra (landnáma), ed è un resoconto della presa della terra in Islanda. In questo testo si riportano diversi modi di prendere la terra. Ma il prendere la terra era allora un qualcosa legato a una scelta su cui l’individuo non esercitava scelta, fuorché la scelta di non esercitare scelta. Landnámabók: «Þá er Ingólfr sá Ísland, skaut hann fyrir borð öndugissúlum sínum til heilla; hann mælti svá fyrir, at hann skyldi þar byggja, er súlurnar kœmi á land.» (p. 42) [Quando Ingólfr vide l’Islanda, gettò fuori bordo i pilastri del suo seggio alto e disse che avrebbe costruito là dove i pilastri fossero arrivati a terra]. Scegliere la terra era dunque accettare un luogo verso il quale si era chiamati da una terra alla terra.
Una terra presa era una terra protetta da spiriti guardiani, che potevano accettare o respingere o chiamare coloro che sfioravano la terra. Un vento divino veniva così a proteggere la terra. Questo è l’incanto fragile che collega antica storiografia scandinava e antica storiografia giapponese.
Adesso si pensa alla terra solo come terra dove andare. Molti sono i modi di andare per la terra: andare per turismo, andare per sopravvivere, andare soltanto per abitare in un altro luogo della terra. Si vogliono difendere i diritti di coloro che vanno per la terra per sopravvivere. Si vuole accogliere in una terra che si sente come la propria. Dimenticando la cosa fondamentale: non è l’individuo a scegliere la terra dove abitare; ma la terra a chiamare il suo abitante.
Libri sfiorati:
C. Schmitt Il nomos della terra, Adelphi, Milano 1998.
Cleasby, Vigfusson, Craigie An Icelandic-English Dictionary, Oxford University Press, Oxford 1986.
Íslendingabók – Landnámabók, Íslenzk fornrit, Reykjavík 1986.