Delle Tre Metamorfosi

In una nota al primo discorso di Zarathustra, “Delle Tre Metamorfosi”, Giulio Sézac rimanda a un passo della Fenomenologia dello spirito di Hegel: «”[lo spirito] versa in un travagliato periodo di trasformazione. Invero lo spirito non si trova mai in condizione di quiete, preso com’è in un movimento sempre progressivo.”».
Zarathustra indica qui tre metamorfosi dello spirito: cammello, che sopporta i pesi impostigli; leone, che si ribella, anche se in modo confuso; bambino, che è solo gioco e innocenza, assenso al gioco della creazione.
Accettando l’osservazione di Giulio Sézac, è possibile andare oltre e intravedere un ribaltamento della struttura della Fenomenologia. L’ultimo stadio non porta, nel discorso dello Zarathustra, ad una forma di autocoscienza, ma al gioco innocente del fanciullo, cioè alla negazione di un fine raggiungibile nell’ultima metamorfosi. Hegel, dunque, non è solo ricordato, ma, soprattutto, ribaltato. Inserito in una posizione così determinante all’interno del libro, il primo dei discorsi di Zarathustra, il brano sembra voler fare i conti con Hegel, ribaltarlo per poi procedere oltre.

     F. Nietzsche, Queste le parole di Zarathustra, a cura di Giulio Sézac, Edizioni di Ar, Padova 2011, n. 1, p. 138.

Topologia

La differenza notata tra il primo e il secondo Heidegger potrebbe sempre più tendere a sfumare. Il passaggio da un tema all’altro in un tempo lungo prevede delle trasformazioni che potrebbero essere indicate come topologiche: poiché prevedono modifiche che escludono fratture sostanziali. Allora i temi sarebbero prima di tutto delle forme vuote, che un significato di volta in volta rintracciato permetterebbe di mettere in movimento. Un movimento completamente nuovo, in grado di creare novità assolute.
Questo dalla prospettiva della comparsa dei temi; dalla prospettiva del funzionamento dei temi è invece fondamentale la frattura tra un periodo e l’altro, anziché la persistenza.

Hitlerismo esoterico

La frase del Mein Kampf, secondo la quale combattendo l’Ebreo si migliorerebbe l’opera della creazione divina, contiene la nascita del principio dell’Hitlerismo esoterico. La lotta contro le razze inferiori non comporta la diffusione dell’odio razziale, ma, al contrario, il rispetto della creazione divina. La frase rilancia inoltre il principio della creazione gnostica, vale a dire dell’intervento di un Demiurgo durante la creazione divina, che è appunto uno dei temi dell’Hitlerismo esoterico.

L’alingua e il filosofo

Il filosofo, così come lo scrittore, non è altro che una possibilità della lingua. Forse è un qualcosa che la struttura di una lingua contiene come suo progetto attentamente pensato nel tempo. Bisogna solo attendere il tempo della sua venuta.
Così, filosofi e scrittori nascono solo nelle lingue che per secoli ne hanno, per così dire, preparato, senza volere, la comparsa.
Le parole composte tipiche della lingua tedesca sono uno strumento per il pensiero di Meister Eckhart, Novalis, Heidegger. È dalla riflessione su alcune parole della lingua che nasce lo stupore della riflessione sul mondo.
Ciò che il filosofo riflette è l’andare del popolo attraverso il suo tempo. Il tempo è sempre ciò che annulla, ma è anche ciò che preserva con amore.
Così è la lingua a chiamare il suo filosofo. L’Italia non può avere una filosofia, così come non può avere un poeta. Non si può parlare della lingua senza parlare dell’alingua. Lingue di questo genere devono preparare, con perplesso amore, alla scomparsa…

Il grande disprezzo

Quasi certamente Heidegger ha formulato la più profonda interpretazione moderna di Nietzsche. Una linea distingue i testi di Nietzsche da quelli di Heidegger. Nietzsche redigeva i suoi testi in base a quello che Klossowski definiva le “intensità”. Heidegger si muove invece su una linea puramente accademica. Niente è più lontano dai testi di Heidegger quanto un testo come Ecce homo. Eppure qualcosa collega Nietzsche e Heidegger, e fa sì che Heidegger possa essere considerato il più grande interprete moderno di Nietzsche. Io credo sia riconoscibile in qualcosa come la teoria del grande disprezzo. Il richiamo a qualcosa che spiazza l’essere umano; “l’uomo”, secondo la terminologia di Foucault. Ma in un modo più devastante di quanto non abbia mai fatto Foucault. In questo aspetto Heidegger è pura dinamite, così come pura dinamite era stato Nietzsche col suo stile. L’ermeneutica del soggetto di Foucault è un testo che ruota attorno a un bersaglio che non riesce mai a raggiungere pienamente; Heidegger fa a pezzi la teoria del soggetto. Anche Nietzsche l’aveva fatta a pezzi, ma in Nietzsche e Heidegger, quello che conta, è la linea del grande disprezzo, e non più la linea della verità. E questo, cioè il grande disprezzo al posto della verità, è quello che adesso è da pensare. (Inutile poi dire che questa riflessione si pone contro l’accademismo.)