Tromsøs siste vognmann

Ora posso dire che la voce di Odd Andersen, che, quando col piacere della consuetudine, ho imparato a conoscere, e mi è capitato di ascoltare, mi ha accompagnato, per più di dieci anni, in quelle sale della birra di Tromsø, era simile a quella di “Radiolina” Roberto Maini, alla quale non ho mai prestato attenzione, quando non potevo fare a meno di passargli accanto, giù in fondo nella maledetta Italia. (Dio stramaledica l’Italia!) Tutte e due le cose mi aspettano. Tutte e due le voci sono state un accompagnamento nel mio andare in quelle due parti del mondo con le quali ho avuto a che fare. Andare frettoloso, in una terra che ho sempre disprezzato, quando accostavo Maini giù nella maledetta Italia; andare con attenzione, quando riconoscevo Odd Andersen, seduto tra i suoi amici, oppure ne sentivo solo la voce nella Ølhallen, seduto al posto di Hallvard, dove, per una conformazione del locale, non lo potevo vedere, su nel Sacro Nord, che io allora potevo creare.
Una volta è passare per non vedere, ma poi è fermarsi per proteggere. Lo spazio diventa così tempo. Il Nord non lo posso più proteggere. Che cosa è del mondo che vorremmo proteggere? Che cosa è della persona che abbiamo visto scomparire, tempo dopo tempo, quando tempo è solo attimo, intorno al nostro andare nello spazio diventato tempo – di colpo solo per noi?
Niente risponde alla domanda “chi sono?”, se non c’è la domanda “che cosa è rimasto?”. Figure che, conosciute, chiamano adesso: Wilhelm Reich, Nietzsche. Ma Nietzsche deve funzionare come un polo di maggio innalzato tra Heidegger e Sade. Questo perché bisogna mantenere alte le tradizioni germaniche.
L’odio nei confronti del meticcio italiano è ciò mi sostiene dal profondo. L’odio nei confronti di ciò che io chiamo (in segno di disprezzo verso il “popolo” italiano) “il meticcio italiano” è ciò che deve determinare il carattere di ciò che è veramente europeo. Ma l’odio verso il meticcio italiano è ciò che deve richiamare all’odio verso ogni tipo di razza sotto-umana. L’odio verso ogni tipo di razza sotto-umana è questione di istinto. Riconoscere una razza sotto-umana è questione di silenzio. Il resto è rumore fatto modernità.
Nei confronti dei meticci italiani ho sempre avuto la stessa forma di diffidenza. L’odio verso ogni tipo di razza sotto-umana è quel mormorio che non può essere consegnato alla modernità, poiché è ciò che la modernità non tratta ma bistratta. Che cosa sono gli Italiani? Un miscuglio, un bastardume, un meticciato. Un miscuglio di mezzi Negri, mezzi Zingari, mezzi Ebrei, mezzi Arabi, mezzi Indios. Parlare di Italiani è il modo più spiccio per parlare di razza sotto-umana – quando non si hanno più spiccioli da spendere. Gli Italiani sono l’autentico meticciato che ha conquistato il mondo. Le forme sub-umane che lo compongono sono solo feccia che impesta il mondo moderno: sono la feccia del mondo che però lo imposta come faccia del mondo. Quando si parla di Negri, di Zingari, di Ebrei, di Arabi, di Indios, di meticciato, si parla solo di feccia. Feccia che deve essere eliminata attraverso il richiamo a un grande sciacquone. Ma dove trovare l’anello della catena che, tirandolo, spazzerà via tutta quella feccia dal mondo – azionando il grande sciacquone? Vale a dire: dove trovare il grande sciacquone?
Solo uno Stato Mondiale – ma beffardamente, nei confronti della globalizzazione – potrebbe prendere in considerazione l’autentico progetto mondiale di una eliminazione delle razze sotto-umane attraverso un grande sciacquone. Infatti l’unico modo, per cui la “globalizzazione” potrebbe essere richiamata, è il progetto globale della eliminazione delle razze sotto-umane. Questo perché è possibile parlare di Europa solo attraverso una rifondazione dell’Europa a partire da Auschwitz. Così questo progetto deve prendere in considerazione tanto il progetto degli abbattimenti mirati quanto il progetto della costituzione di una nuova schiavitù. Auschwitz è il progetto da cui l’Europa deve partire per una rifondazione dell’idea di Europa.
Le razze sotto-umane devono infatti rispondere a questo doppio intendimento: abbattimenti mirati e costituzione di una nuova schiavitù (per “abbattimenti mirati” si intende la soppressione di quegli individui che, appartenendo alle razze sotto-umane, non possono funzionare come schiavi; per costituzione di una nuova schiavitù si intende la messa in opera di una nuova casta di schiavi; la compresenza del concetto di abbattimenti mirati e di ricerca di una nuova casta di schiavi è ciò che porta alla formazione di un nuovo concetto di essere umano).
Che è ciò che porterà al nuovo inizio della filosofia.

Roberto Maini nella maledetta Italia
Odd Andersen alla Ølhallen

 

Roberto Maini (video)          Odd Andersen (audio)

Indoeuropei e semiti

Deve essere stato Georges Canguilhem a precisare come un tumore non sia, in sé, qualcosa di aberrante. È l’organismo in cui il tumore si manifesta che lo determina come aberrazione.
Questo perché non si confuta un tumore, lo si combatte. Ed è giusto comprenderlo nell’ottica che non prevede altro che la sua distruzione.
La modernità ha determinato l’era in cui il mondo può essere qualcosa su cui estendere un dominio globale. L’occidentale era della tecnica e il monoteismo semita sono i principi che tendono a vedere il mondo come un qualcosa da controllare in modo irreversibile.
L’Europa è l’origine della globalizzazione quanto la terra che è uscita dal pericolo dell’intolleranza accantonando la componente semita che le giungeva dal cristianesimo. Ma questo soprattutto perché la vera componente razziale dell’Europa non è semita. Grazie a questo l’Europa ha potuto mettere in un canto il cristianesimo, quanto bastava per desemitizzarlo parzialmente, cioè per diminuirne la ferocia (la ferocia insita nella razza semita; la sua ferocia tumorale). L’islamismo è invece l’espressione diretta della razza semita, che pertanto, in quanto piena espressione della razza semita, deve essere intollerante e assassino (è il tumore allo stato puro).
In Occidente l’influsso del cristianesimo semita viene attenuato a partire dal medioevo ed è, da allora, sempre più presente in Europa il disprezzo verso la componente semita all’interno del cristianesimo (Fichte, Discorsi alla nazione tedesca; Renard, Vita di Gesù). È solo vedendo questa biforcazione tra razza bianca e componente semita nell’interno dell’Europa che si può comprendere lo svolgimento ideologico dell’Europa. Tramite l’indoeuropeistica l’Europa ha compreso la necessità di difendersi dalla razza semita perché la razza semita è ciò che ha snaturato la sua natura originaria e che maggiormente può snaturarla in futuro. Così l’Europa non sarà mai se stessa finché – nella sua terra – concederà casa al semita.
Questo perché il semita è colui che non ha terra. È colui che ha solo deserto intorno a sé. Ma è anche colui che ha la volontà di rendere tutta la terra un deserto. Il semita è colui che deve distruggere la terra per realizzare il Regno al di là della terra. Per colpa del semita il deserto cresce su tutta la terra. Per colpa dell’Europa non si fa niente per combattere chi nasconde in sé deserti.
Così la differenza è tra abitare la terra e desolare la terra. “Desolare la terra” è desolare una terra già desolata di suo. Equivale a contribuire alla desertificazione.
Questo perché la terra non è terra di conquista, ma luogo dove viene esperita la Terra del Sacro.
L’islamizzazione è l’ultimo tentativo della razza semita per semitizzare il mondo. L’islamizzazione è qualcosa che viene da lontano, da molto tempo prima dell’islam, perché ha le sue radici nella stessa razza semita.
Il cristianesimo è stato il primo tentativo di semitizzazione globale della terra. Tentativo riuscito parzialmente a causa dell’indoeuropeistica, che ha identificato nella razza semita il nemico interno da combattere; e perché il cristianesimo si è sviluppato in Europa, cioè nella terra della razza bianca d’Europa. Ma il secondo tentativo (l’islamizzazione) comporta un meccanismo più difficile da combattere. Perché l’islam si è sviluppato all’interno della razza semita e solo in un secondo tempo si è trasferito in Europa. E questo trasferimento ha avuto dalla sua parte l’illuminismo, che è il vero nemico di razza che l’Europa, a proprio danno, ha creato dentro di sé.
Ma l’Europa è la terra cui spetta il compito di scacciare la razza semita dal mondo. Sul corpo della terra non c’è posto per tutti e due i duellanti. Così come in un corpo non c’è posto per un tumore.
Il cristianesimo è uguale all’islamismo. Quello che lega cristianesimo e islamismo è la razza semita. L’Europa della razza bianca d’Europa si è difesa nel passato dal cristianesimo semita, ma deve difendersi adesso dall’islamismo semita. Perché il nemico è sempre lo stesso: la razza semita, il nemico autentico di ciò che vive.
Sveglia Europa! Crepa semita! (Il gioco è lo stesso!)
Non sono gli uomini a essere antisemiti, è la terra a esserlo.
Così si scopre che l’uso umano degli esseri umani comporta il ritorno della schiavitù e poi il riscatto del genocidio. Che cosa è il genocidio se non il gioco dell’uomo ritornato fanciullo? Che cosa è se non il tocco del bambino delle stelle che, nella sua solitudine, prova sempre qualcosa di nuovo? Che cosa è se non il gioco aperto dal superuomo?

Questione di stile

Con serena indolenza un nuovo modo di scrivere può venire avvertito nelle ultime lettere di Nietzsche quanto nelle ultime poesie di Hölderlin. Posto che in entrambi i casi si accetti ciò che porta a saltare da lampo a lampo.
Di quanto ha bisogno uno scrittore? Solo qualche cosetta: un banchetto, una stanzetta, una finestrella. E poi un parapiglia di tempi – dove posare un nido di parole.
Musil ne offre un’ipotesi di stile nella terza parte dell’Uomo senza qualità (capitolo 7, “Arriva una lettera di Clarisse”).