Umanesimo

Heidegger rileva come la fine dell’umanesimo non debba aprire, automaticamente, a qualcosa di inumano.
Più sottilmente, Nietzsche aveva aperto a una diversa possibilità: la possibilità per cui la soppressione di esseri umani (o di individui di quel tipo che noi, a tutti i costi, vogliamo sempre chiamare “esseri umani”) non debba più incidere su qualunque concetto riguardante l’“umano”; bensì possa diventare una cosa su cui non valga la pena riflettere. Dov’è l’antiumano in questa possibilità? Infatti, tutto dipende da ciò che si chiama “essere umano”.

M. Heidegger, Lettera sull’«umanismo», Adelphi, Milano 1995, p. 81: «Che l’opposizione all’“umanismo” non implichi affatto la difesa dell’inumano, ma apra altre prospettive, dovrebbe essere ora un po’ più chiaro.» (p. 81).

La falsità dei libri

I libri sono una falsità. Intendo i libri che uno scrittore va componendo lungo l’arco della sua vita trasformata in carriera letteraria. Al posto dei libri non dovrebbero esserci altro che appunti o frasi isolate. Il libro dovrebbe arrivare solo alla fine; come somma. Uno scrittore non ha mai futuro. Lo scrittore è proprio colui che non vede un futuro davanti a sé, e che non progetta mai un libro perché lo vede sempre già esistente o concluso nelle frasi che gli passano in mente senza andare da nessuna parte. Meno che mai egli dovrebbe mai darsi da fare per la propria opera.

Razze inferiori e rappresentazione

In Heliopolis Ernst Jünger rappresenta l’era delle macchine nell’aspetto di un’era ancora contrassegnata da una certa gentilezza verso i suoi abitanti.
Coerentemente, questo romanzo del 1949 richiama – leggendolo adesso – atmosfere di una scenografia steampunk.
Jünger parla di razze inferiori e di globale degenerazione, il tutto racchiuso in un “modello” esteticamente funzionante: la città di Heliopolis e la fluttuante e archetipica paleogeografia cui fa riferimento Heliopolis.
A partire da questo romanzo è possibile intravedere una dissociazione dello strumento: una letteratura (adesso dichiaratamente steampunk) che rappresenta un mondo in preda all’era delle macchine senza alcuna difficoltà a livello di “rappresentazione” (la cinematografia di tipo fantascientifico mostra appunto come tutto sia modulabile attraverso l’estrema spettacolarità); una letteratura che si blocca davanti alla possibilità di una rappresentazione – e che, in quanto possibilità letteraria, tende all’estinzione.
Jünger poteva ancora fare uso di un concetto di “totalità”. Le sue razze inferiori erano, appunto, ancora “razze”. Un film che mostra le azioni di una banda di meticci di periferia (siano essi Indios, negroidi o Italiani mafiosi) non dice niente sul meticcio di periferia in quanto razza inferiore; anzi, presenta il singolo meticcio come un caso umano individuale, verso cui è legittimo provare una – sia pur vaga – simpatia. Heliopolis ha l’aspetto di un romanzo filosofico dei tempi andati, e suona un po’ come una favola: la favola appunto della totalità perduta; il film sui meticci di periferia ha la realtà graffiante del servizio catturato in un telegiornale, dove nulla è perduto. Nemmeno il tempo. E ad esso, appunto, dando scacco alla totalità, si conforma e si conferma ora il romanzo.
Ma che cosa si può dedurre da questi due tipi di opere e operazioni possibili? Forse che la mancanza di opera è ciò che bussa alla porta della modernità?

Malumore

La brutta musica di Šostakovič può essere paragonata, in qualche modo, a quella di Rossini. Infatti anch’essa, per ricordare la bella definizione contenuta nell’Estetica di Hegel, è un “puro solletico per l’orecchio”.
Šostakovič può essere visto come un “Rossini cupo”, un mestierante stupratore della musica così come, molto tempo prima di lui, lo era stato Rossini, ma con l’aggiunta della cupezza tipica, gravida di futuro, del meticcio slavo; laddove Rossini non faceva altro che manifestare, nella sua maledetta musica, tutta la predisposizione del pagliaccio e del truffatore che costituiscono l’essenza del meticcio mediterraneo.
(Ma poi, che altro può essere “un meticcio che fa musica” se non uno stupratore della musica?)