Ascolto

Si può definire questa epoca come epoca dell’ascolto. La psicoanalisi ne è forse la dimostrazione meno evidente, ma sempre a favore della definizione proposta. L’epoca dell’ascolto, l’epoca più impacciata per quanto riguarda il movimento, con il suo passo da oca zoppa è però in cammino da molto tempo. Viene infatti da lontano. Nel Viaggio in Italia Goethe la rintracciava nella forma del recensire, in opposizione a quella del fare.
Le epoche vanno viste nell’ambito di lunghi e lunghi, e sempre ancora più lunghi tempi. Quindi un’epoca dell’ascolto chiamerebbe un’epoca passata, o tutta ancora a venire, dove l’ascolto non era e non sarà importante. Ma non è certo che si avrà di conseguenza una nuova epoca del fare. Una nuova epoca potrebbe anche scegliere il non fare come un non fare che non si oppone più ad un fare, e che quindi non avrebbe niente a che fare con un’epoca dell’ascolto. Quindi a quella nuova epoca mancherebbe l’attimo della decisione fondante. Ma resterebbe caratterizzata, nella sua origine, da una scelta di fondo, che resterebbe come una scelta di non fare.

Romanzo-Epopea

Il romanzo non può cogliere quest’epoca di tramonto ed eclissi dell’individualità perché il romanzo è l’epopea dell’individualità.
Con inutile ridondanza il romanzo postmoderno segna la fine di ciò che, in sé, il romanzo aveva già potuto condurre a compimento.
Curiosamente, per il romanzo potrebbe aprirsi la possibilità di una “epopea della razza”, che avrà ben poco del romanzo e qualcosa dell’epopea; che avrà qualcosa del romanzo e ben poco dell’epopea.
L’individuo non sarà più centro focale e centro vocale, cioè assunto di fuga. Perché proprio l’individuo sarà ciò su cui di volta in volta convergeranno i raggi. Raggi e centro verrebbero raccontati solo insieme al vuoto che sta fra di loro. Come in un tempo musicale, in una battuta l’individuo comparirebbe, nella battuta successiva scomparirebbe.

Innocenza

Non è la prima volta che lo dico: bisogna rileggere Mein Kampf con questa avvertenza: in tutti i passaggi in cui il testo dice “Ebrei”, bisogna sostituire: “Italiani”. Bisogna infatti avere chiaro che gli Italiani hanno sostituito, e sempre più sostituiranno, quello che una volta era l’azione degli Ebrei in Europa.
L’arte di leggere e l’innocenza dei libri consistono anche in queste scappatelle.

Sfondare le porte

Si parla molto della corruzione dei politici italiani. Se ne parla come di una cosa estranea al popolo italiano. Si parla di come diminuire questa corruzione in previsione di una progressiva e infine totale eliminazione, in modo da permettere al popolo italiano di manifestare la propria autentica natura. Ma la natura del popolo italiano è realmente lontana da corruzione, criminalità, degenerazione? Non sono i politici italiani e il popolo italiano la stessa espressione di una degenerazione? Più precisamente: non sono i politici italiani e il popolo italiano la stessa espressione di una degenerazione razziale? Non è tutto ciò che è italiano una degenerazione razziale che si espande come una metastasi in tutta Europa con effetti sempre più devastanti nel tempo in tutta Europa?
E allora?
Allora bisogna sfondare tutte le porte d’Europa dove si nascondono tutti questi Italiani di merda. Bisogna gridare loro: “Italiani di merda, qui non verrete più a rubare!” e ammazzarli di botte uno per uno.

L’Europa alla razza bianca d’Europa!