Hitlerismo esoterico

La frase del Mein Kampf, secondo la quale combattendo l’Ebreo si migliorerebbe l’opera della creazione divina, contiene la nascita del principio dell’Hitlerismo esoterico. La lotta contro le razze inferiori non comporta la diffusione dell’odio razziale, ma, al contrario, il rispetto della creazione divina. La frase rilancia inoltre il principio della creazione gnostica, vale a dire dell’intervento di un Demiurgo durante la creazione divina, che è appunto uno dei temi dell’Hitlerismo esoterico.

La lingua italiana

Ho sempre odiato l’Italia; ho sempre odiato gli Italiani: popolo di meticci, popolo di bastardi, popolo che non dovrebbe né stare né restare in Europa. Popolo che non dovrebbe mai essere entrato in Europa. Il meticcio italiano è un meticcio che non ha niente di europeo. Ma quanto ci vuole a capirlo?
Niente tradisce di più l’origine non europea del meticcio italiano quanto il suo modo stravagante di parlare.
Niente tradisce di più l’origine semita del meticcio italiano quanto la sua lingua. C’è qualcosa di più odioso della lingua del meticcio italiano? lingua di criminali, lingua di ladri, lingua di truffatori, lingua di prepotenti. Ascoltate il suo tono “abbaiato” che non la lascia mai, che rende la lingua italiana così simile alle lingue arabe; fate attenzione al suo tono sempre gridato, sempre sopra tutte le righe; e insieme al suo tono mellifluo, che la rende così adatta a una lingua di segreti, lingua di imbrogli, lingua di favori segreti, lingua di tranelli, lingua di ammiccamenti, lingua di puzza di suq. Quale altra lingua europea è parlata a voce così alta? Un Italiano abbaia sempre la sua maledetta lingua per soverchiare un altro maledetto Italiano. È questa la logica di quel maledetto popolo che vive in quel maledetto paese. Ma è l’unica logica adatta a un popolo di meticci, a un popolo di gente disgraziata, a un popolo bastardo quale il popolo degli Italiani bastardi è da sempre stato e che sempre deve continuare ad essere.
Niente tradisce di più l’origine semita del meticcio italiano quanto la sua lingua.
Osservate bene due meticci italiani che parlano tra loro: osservate tutte quelle smorfie, quei gesti da secoli orfani della commedia dell’arte, quell’andirivieni dei braccini, simili ad antenne di scarafaggi, quell’ondeggiare della postura, quel guardare di sbieco l’avversario, quella fissità inespressiva, ma minacciosa, degli occhi. Non è uno spettacolo raccapricciante? Non è uno spettacolo indegno dell’Europa?
Due Italiani che parlano tra loro sono già una cosca mafiosa. Tutto il segreto della cupola è già lì. Togliete a quel popolo di bastardi, che è il popolo italiano, la sua lingua maledetta e avrete tolto la mafia maledetta dal mondo.

     Dio stramaledica l’Italia!
     Dio stramaledica gli Italiani!

L’epoca senza libri

Da tempo si avverte che nel libro c’è qualcosa che non va. Si può essere in grado di scrivere libri in modo continuo e si può decidere di non scrivere più libri.
Questa è l’epoca senza libri. L’epoca senza libri è l’epoca nella quale, ormai, non si scrivono più libri. L’epoca senza libri è anche l’epoca nella quale delle cose diverse, chiamati ancora libri, vengono scritti. Queste cose diverse chiamati libri sono i libri accademici e i best-seller. Cose diverse chiamate libri, perché, in quanto libri, da tutte le parti rigettano il loro compito di sempre.
I libri accademici sono libri timidamente chiari per tutti. Quindi i libri accademici sono libri tristi. Libri che non spingeranno mai a nessun tipo di fanatismo.
Un libro deve essere pieno di spunti oscuri. Per prima cosa, un libro non deve essere chiaro. Un libro chiaro è sempre qualcosa da respingere. È questo che faceva di un libro un dono per tutti e per nessuno.
Un libro è qualcosa che si parla nella mente di chi legge, il quale ha così l’impressione che tutta un’altra persona stia leggendo in lui quel libro. Ma meno che mai un libro è un ladro nella notte. Un libro è ciò che viene per arricchire.
L’epoca senza libri parte da lontano, da ciò che il libro è sempre stato incapace di controllare.
Nietzsche aveva capito che ci si stava avvicinando a un’epoca in cui i libri non sarebbero più stati possibili.
Adesso la diffusione di un pensiero autenticamente originale sembra ritornare al puro insegnamento orale.
Certi libri sono una collezione di stati d’animo. Un libro non dovrebbe mai essere l’esposizione di un ragionamento.
Non si scrive un libro affinché lo si legga, ma per creare una possessione.
Falsi maestri scrivono e cessano di scrivere. Perché senza posa un libro deve migrare in genti ben radicate al suolo.
Ma il libro è quel qualcosa che il concetto di autore sembrava poter tenere insieme e che l’epoca senza libri segna come fallimento.