La musica di Rossini

Dio stramaledica l’Italia!
Quanto è odiosa la musica di Rossini!
Più o meno quanto il popolo presso il quale essa ha tratto origine. Per cui, essendo gli Italiani un popolo di meticci, è giusto dire: “Quanto è odiosa la musica del meticcio italiano Rossini!”
Tra la musica del meticcio italiano Rossini e il maledetto popolo italiano c’è infatti un rapporto stramaledettamente particolare. Un rapporto di tipo mimetico: la musica del meticcio italiano Rossini è, né più né meno, che un ectoplasma pantomimico che fuoriesce da tutti i pori di quel pupazzo da palcoscenico che è l’odioso meticcio italiano quando si esibisce sul palcoscenico d’Europa. Precisamente in questo punto scatta la musica del meticcio italiano Rossini.
Perché solo attraverso una pantomima quel popolo di bastardi può recitare in Europa la sua commedia, che è la commedia dei bastardi e dei fantasmi d’Europa. Infatti i fantasmi hanno vita solo nella terra che ha bisogno di fantasmi.
Questo rapporto è evidente nei tratti fondamentali che rendono quella maledetta musica finalmente inconfondibile: la buffonesca cialtroneria che sottende alla postura del meticcio italiano (il basso comico, il tenore d’amore, e altre idiozie da palcoscenico); la sveltezza di mano del virtuoso dello strumento richiesta per interpretare quella musica (che ha la sua origine nella sveltezza levantina indispensabile all’impresa del borseggiatore), la volontà di stordire alzando sempre la voce e assumendo un atteggiamento sempre più minaccioso (questo è il segreto del “crescendo rossiniano”), l’altezzoso sorrisino sardonico rivolto a tutto ciò che il meticcio italiano, in giro per il mondo, si trova all’improvviso tutto intorno (dice infatti una delle loro più sguaiatamente note canzonacce da osteria: «con quella faccia un po’ così che abbiamo noi Itali di merda quando andiamo per il mondo…»), l’andatura sbeffeggiante di quel gobbaccio di Pulcinella, unita alla grettezza e all’arroganza inconfondibilmente afro-mediterranee (che è l’andatura del Negro, dell’Indio, dell’indefinibile meticcio di periferia che cammina spavaldo in Europa): tutte caratteristiche che in quel “popolo”, vale a dire nel “popolo italiano”, giungono a perfetta e miserabile manifestazione tramite la “musica del meticcio italiano Rossini”.
La musica del meticcio italiano Rossini è una “musica” che unisce il meccanico e stridulo crepitio della “musica” degli Zingari alla frenesia percussiva della “musica” dei Negri. Non per niente, come tutti sanno, gli Italiani sono “zingari africani”.
࠶La musica del meticcio italiano Rossini è una musica strettamente legata a una lingua; anche quando si tratta di musica solamente strumentale. La particolarità della musica del meticcio italiano Rossini deriva proprio dalla particolarità sottile della lingua italiana: lingua di un popolo che non è un popolo; lingua bastarda perché lingua di un popolo bastardo.
Questa lingua può essere trattata solamente da un punto di vista ludico: è infatti una lingua gioco. Una lingua che funziona come un puro solletico.
Questo perché gli Italiani non sono un popolo.
È quello che, con spirito diverso da quello qui indicato, torneranno a fare gli Italiani del Gruppo ’63.
Bene.
Tutto parte dalla lingua.
Ma la lingua italiana non è una lingua.
Più precisamente, questa lingua è l’alingua! Gli Italiani non sono un popolo. Questo fatto è appunto ciò che permette di definire una lingua come l’alingua e il popolo che quell’alingua parla come un popolo di miserabili meticci stramaledetti.
Ma perché chiamare “musica” questa cosa e chiamare “popolo” quell’altra cosa?
Non è solo la musica del meticcio italiano Rossini a essere un “puro solletico per l’orecchio”, come felicemente si legge nell’Estetica di Hegel, ma è anche la lingua italiana stessa a essere un “puro solletico per l’orecchio”, mancando essa di un vero popolo.
Questa è musica che si situa tra il silenzio massonico nel mondo e lo strepitio del meticciato non indo-europeo in Europa. Puro chiasso che non conta un chiasso, ma che sempre impone la domanda: “Che chiasso è?”
(Ma quante cose ci sono, se ci si ferma un attimo a pensare, nella brutta musica del meticcio italiano Rossini! Chi l’avrebbe mai pensato?)
Però, dal suo punto di vista, il meticcio italiano Rossini, con la sua faccia odiosa da lumacone, ha interpretato esattamente il carattere della sua gente.
Ma si è mai notato quanto la faccia da lumacone del meticcio italiano Rossini sia simile a quella del meticcio italiano Umberto Eco? Quale bava lumacona lega quella brutta musica fuori tempo a quei brutti romanzi fuori luogo?
Il meticcio italiano Rossini ha lanciato sulla musica una maledizione difficile da fare svenire nel campo della discontinuità e difficile da fare svanire nel campo della continuità. Rossini ha infatti trovato il modo di fare musica senza un niente su cui fare niente, cioè su cui fare la sua “musica”, che è un niente. Ma quel niente che gli ha permesso di fare musica è il “niente” che costituisce il niente sul quale il popolo italiano ha potuto stabilire, in Europa, la propria esistenza di truffa e di menzogna. E così pure per tutto il meticciato in Europa. Infatti il segreto della musica di Rossini è il segreto dell’esistenza del meticciato in Europa. Che è appunto di non avere un segreto. Il meticcio italiano Rossini ha trovato la “formula 0” che azzera la musica; egli – come è stato detto – sarebbe stato benissimo in grado di mettere in musica l’orario delle corriere. Ma l’orario delle corriere, che egli sarebbe stato in grado di mettere in musica, è appunto l’orario delle corriere fantasma che, da sempre, in orari fantasma, passano nelle notti d’Europa a sparpagliare per tutta l’Europa il meticciato non europeo. Gioco massone, gioco sporco: “gioco italiano” e baro ebreo: Pinocchio e mezzanotte a Parigi. Questo è il segreto della musica di Rossini.
Siamo ben lontani dalla formula “Sipario e fanfara”?
Il teatro musicale tedesco, alla ricerca di una musica nazionale – musica per un popolo vero, non per una accozzaglia di gentaglie diverse quale sono gli Italiani stramaledetti – ha dovuto combattere soprattutto contro il meticcio italiano Rossini.
Come è possibile che una cosa così imbarazzante, volgare, inutile, quale è la musica del meticcio italiano Rossini, sia stata infine chiamata musica? Si è mai fatto caso a come questa musica condivida la caratteristica fondamentale delle razze inferiori? al fatto che la sua inutile esistenza chieda solo di essere spazzata via dalla faccia della terra?
Ma se la permanenza della “musica” del meticcio italiano Rossini nasce da un fraintendimento, non sarà che questo fraintendimento nasce dal fatto che ci si è abituati alla permanenza delle razze inferiori in Europa?
Dal mio punto di vista, posso solo dire che la musica del meticcio italiano Rossini è una musica irritante, che mi mette addosso un formicolio sgradevole. Proprio come quando mi trovo tutto intorno, in ogni angolo d’Europa, questi maledetti Italiani di merda.
L’Europa alla razza bianca d’Europa!

Europa unita

«La più grande obiezione che si possa avanzare contro il progetto di una “Europa unita” consiste nella insistenza con la quale ancora oggi viene riconosciuta la presenza di razze inferiori in Europa da parte di coloro che invece dovrebbero accettare passivamente il concetto di una “Europa unita”. Ho detto “razze inferiori”, anche se nessuno usa più questo termine. Le razze inferiori sono da sempre presenti in Europa. E lo sono ancora adesso – perfettamente riconoscibili – malgrado tutta la propaganda che mira a ottenere il riconoscimento del contrario. E allora? Nonostante la penetrazione della propaganda che ha il suo centro nei progetti di una “Europa unita”, di un rifiuto del razzismo, ecc., nessuno, in Europa, vuole avere un Negro, uno Zingaro, un Ebreo, un Indio o un Italiano come suo vicino di casa in quella che egli sente essere la propria vera casa in Europa; nella peggiore delle ipotesi, preferisce, di fatto, soltanto il fatto di non averlo. E in questo si può riconoscere ancora la salute dell’Europa.»

Schiavi

La teoria di Heidegger che vede nel pensiero di Nietzsche il compimento della metafisica in quanto padroneggiamento assoluto del mondo non tiene conto di ciò che Nietzsche riteneva indispensabile per lo sviluppo di una civiltà: la presenza di uno strato di schiavi e, nel caso particolare intravisto da Nietzsche, la necessità di prevedere la creazione di una nuova schiavitù. Senza la presenza di una nuova schiavitù il raggiungimento del completo dominio tecnico del mondo non è sufficiente; non solo: tale dominio puramente tecnico del mondo rischia di ricadere su se stesso. Da questo punto di vista, la deriva estetico-dannunziana, variamente aggiunta alla figura del superuomo, è assolutamente non pertinente, ma per un motivo ben diverso da quello comunemente accettato: il richiamo alla necessità della schiavitù non implica una tale deriva. Essa tuttavia segna il tonfo burlesco di una tale ricaduta. Segno che è un insegnamento. La cecità su ciò che in Nietzsche riguarda la nuova schiavitù può così condurre alla messa a punto della rappresentazione di una attività compulsiva e cieca nei confronti del dominio del mondo, che è quanto Heidegger riconosce nell’operaio di Jünger. A sua volta Jünger non medita sulla necessità di una nuova schiavitù. Nietzsche può arrivare a un nuovo pensiero andando coerentemente oltre il cristianesimo: Nietzsche aveva infatti compreso che lo strappo con il cristianesimo doveva comportare l’accettazione del ragionamento intorno all’arrivo, ineludibile, di una nuova schiavitù. Perché la schiavitù è il fondamento di qualsiasi civiltà. Fatto che avrebbe comportato la messa a punto di un nuovo sistema di organizzazione del mondo basato sulla schiavizzazione di una parte degli abitanti del mondo. Nessun altro pensatore si è posto al di là del cristianesimo attraverso una tale prospettiva. Al contrario, quando la possibilità di una schiavizzazione è stata riproposta questa si è presentata con i tratti caricaturali di una estetizzazione, cioè con i tratti di chi è rimasto prigioniero di una visione che non poteva prevedere realisticamente il ritorno di una cosa così compromessa con la storicità cristiana come la schiavitù. E si è scelto così la caricatura al posto della previsione, della utopia, della narrazione.
Bisogna prima di tutto comprendere che l’epoca del superuomo sarà l’epoca della completa realizzazione del nichilismo.