Si parla tanto di una Europa minacciata dall’islamismo. Una minaccia si aggira per l’Europa. Non è la prima volta che succede. Era già capitato con il comunismo.
L’islamismo è il perfezionamento del cristianesimo. Così come il comunismo è il perfezionamento del cristianesimo.
Guardando la cosa dal punto di vista della storia delle religioni, la minaccia per l’Europa è rappresentata dal monoteismo.
Parlo di una minaccia stanziale, solidamente radicata sul territorio, tesa a rivendicare una tradizione, non di una minaccia nomade.
L’ho già detto altre volte: l’Europa deve scacciare da sé il dio degli Ebrei e il dio degli Arabi. Deve scrollarsi di dosso il monoteismo semita e ritrovare le proprie origini politeistiche, cioè ritrovare il vero politeismo della razza bianca celto germanica.
Solo allora, dopo il sogno di questo passaggio, l’Europa potrà veramente fare i conti con l’altra minaccia semita: il comunismo.
L’Europa deve solo fare i conti con la razza semita.
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Letteratura italiana (e Italiani bastardi)
Mi ha sempre infastidito la letteratura italiana. Letteratura che conosco pochissimo. Per disprezzarla non è necessario conoscerla; è solo necessario disprezzarla; disprezzarla sempre, comunque, dovunque. La sua diffusione dipende dal fatto che la letteratura italiana, più che di una letteratura, ha le fattezze di un virus. È una infezione fatta per colpire anime coniglio; fatta per essere trasmessa attraverso anime coniglio.
Questo dipende dal fatto che l’Italia non è una nazione e gli Italiani non sono un popolo. L’Italia è quel qualcosa che una banda di massoni è riuscita a fare di tanti maledetti pezzi di terra diversi.
In alcuni saggi memorabili, Heidegger indica in Hölderlin il poeta della razza germanica. Gli Italiani sono un popolo di bastardi. Un popolo di bastardi non ha un poeta. Un popolo di bastardi ha soltanto qualche paroliere. Dante è il massimo paroliere del popolo bastardo degli Italiani.
Il poeta svela al suo popolo il suo destino. Un popolo di bastardi non ha un poeta. Un popolo di bastardi non ha un destino.
Un compito per gli studiosi
In un saggio sulla censura applicata al romanzo in vari luoghi della terra, Walter Siti fa questa interessante riflessione: «La libertà di narrazione, sembra, in Occidente, non avere più limiti, se non forse quelli posti dalla democrazia stessa. Un racconto che in tutta serietà esaltasse il razzismo o auspicasse i campi di concentramento, avrebbe anche da noi vita difficile.» (Il romanzo sotto accusa, in AA.VV., Il romanzo. I. La cultura del romanzo, Einaudi, Torino 2001, p. 154.)
Ecco dunque tutto un nuovo campo di censura possibile per il romanzo. Censura che entrerebbe in funzione nelle società democratiche.
La comparsa di un testo con queste caratteristiche (cioè composto con la massima serietà delle intenzioni) è statisticamente possibile (e auspicabile).
Probabilmente tale comparsa è inevitabile, imposta dal genere stesso del romanzo, dalla società e poi dalla disgregazione di quelle componenti che nel romanzo avevano avuto una delle loro espressioni artistiche.
Forse testi del genere sono in varie forme già presenti. Si tratta di riconoscerli.
Solo un compito per gli studiosi?
Andare per il mondo
Andare per il mondo è un’arte che turismo, relazioni commerciali e culturali tra i vari paesi del mondo insidiano.
Occorre soprattutto recuperare il significato originario dell’andare per il mondo, quasi il suo archetipo.
Colui che si mette in viaggio lo fa per mostrare l’esistenza della terra del sacro. Sa che la terra dove è nato è la terra della irrisione del sacro.
Andare per il mondo non prevede l’uso di una lingua straniera né di allacciare relazioni tra uomini e donne diversi.
Andare per il mondo è un’arte del silenzio e del non apparire.
Colui che si fa viandante nel mondo non usa la lingua per comunicare.
Egli rigetta la propria lingua perché lingua composta di soli segnali e cerca la lingua in quanto lingua del sacro.
Il suo rudimentale uso della lingua ha così adesso il solo scopo di ricordare l’esistenza della lingua del sacro.
Se andare per il mondo è per il Viandante d’Europa muoversi in cammino verso la Terra del Sacro, e se la terra del sacro è creata solo dall’azione di movimento del Viandante d’Europa, ne consegue che la terra dalla quale il Viandante d’Europa parte per ricreare nella propria epoca la Terra del Sacro, è la terra che ha condannato l’esistenza della terra del sacro.
Europa, ovvero il politeismo
Il vero ateo bestemmia. Il vero ateo vuole incontrare il dio che bestemmia e che ha sempre bestemmiato per sfidarlo ad un combattimento finale. Il vero ateo sa che il dio che bestemmia è soltanto un dio straniero nella terra in cui egli (il bestemmiatore) ha la sua propria giusta origine. Il vero ateo sa che la sua terra era la terra di molti dèi, prima che essa diventasse la terra di un unico dio. Il vero ateo sa che bestemmia un dio straniero che ha occupato la sua terra. Con le sue bestemmie il vero bestemmiatore è un signore delle parole. Il vero ateo non disprezza gli dèi, disprezza solo la pretesa del concetto di “dio unico”. Egli disprezza il dio del monoteismo. Per questo disprezzo egli si è fatto ateo e bestemmiatore; ed è pronto a versare il suo sangue, se la causa dell’ateismo lo dovesse richiedere. Per questo egli ha fede nella bestemmia. Sa di insultare un dio che esiste, perché lo vede spadroneggiare nella terra che era la terra degli dèi della sua razza e perché crede nell’esistenza di molti dèi. Il vero ateo non è colui che nega l’esistenza degli dèi. Il vero ateo sa che il dio semita, il dio degli Ebrei e il dio degli Arabi, deve essere scacciato dall’Europa, perché l’Europa non è la terra del monoteismo semita, ma la terra del politeismo della razza bianca. Egli sa che l’Europa ritroverà la sua autentica natura solo quando avrà scacciato da sé il principio semita di dio: il dio semita, il dio degli Ebrei e il dio degli Arabi. Con le sue bestemmie egli lo chiama al combattimento finale. Sfidare il dio straniero che si vuole scacciare dalla propria terra è un comportamento che si ritrova tramandato in antichi testi germanici. Il dio straniero che si voleva scacciare era appunto il dio semita. Brennu-Njáls saga: «”Hefir þú heyrt þat”, sagði hon, “er Þórr bauð Kristi á hólm, ok treystisk hann eigi at beriask við Þór?”» [Hai sentito, ella disse, che Þórr ha chiamato Cristo a combattere contro di lui e che Cristo non ebbe il coraggio di andare a combattere?] L’Europa è l’unica terra dove la bestemmia è diffusa. Il vero ateo sa che le sue bestemmie non faranno scomparire il dio semita dalla sua terra, perché esse sono solo polvere di una penombra in una notte senza dèi. Il vero ateo sa che l’epoca del perfetto ateismo sarà l’epoca che poeticamente preparerà il ritorno degli dèi. L’ateismo è un fenomeno limitato al monoteismo. È il fenomeno più ambiguo del monoteismo. Solo in Europa può nascere la bestemmia, perché solo l’Europa ha il compito di scacciare da sé il dio semita. Per questo l’Europa è l’origine, la spiegazione e il perfetto compimento della bestemmia.
Libro per caso chiamato (altri avrebbero potuto essere chiamati):
Brennu-Njáls saga, Íslenzk fornrit, Reykjavík 1971, p. 265.