Monoteismo

Il terrorismo islamico, che tanto sembra adesso minacciare l’Europa, potrebbe avere infine la benefica funzione di rivelare la reale natura sanguinaria di quel piccolo dio semita da tanto e troppo tempo accolto in Europa; dio parassita, dio piccolo e feroce, così diverso da ciò che era – ed è – europeo; ma infine accolto in Europa come persona di casa, tanto da scacciare infine i veri dei d’Europa, e tanto da far posto, nell’ideologia come nella mentalità, solo al monoteismo, la vera infezione che quel piccolo dio della razza semita nascondeva trai suoi stracci. Se quel piccolo dio semita si manifestasse adesso col suo vero volto, il suo unico vero volto, volto da sempre sanguinario, l’unico volto che ha sempre avuto, l’unico volto che non si è mai voluto accettare di riconoscere nei libri, considerati “sacri”, di quella razza semita, così lontana da sempre dall’Europa, cioè dalla razza bianca, da cui quel piccolo dio proviene? Se quel piccolo dio semita manifestasse adesso, forse per la prima volta, l’unico vero volto sanguinario del dio semita, allora ci sarebbe da chiedersi: quando l’Europa sarà pronta a scacciare da sé il monoteismo e quindi il sanguinario dio dei semiti, e, diventando finalmente, essa, la terra dell’autentico antisemitismo, sarà in grado di rintracciare il proprio autentico politeismo, cioè l’autentico politeismo della razza bianca d’Europa?

Europa unita

«La più grande obiezione che si possa avanzare contro il progetto di una “Europa unita” consiste nella insistenza con la quale ancora oggi viene riconosciuta la presenza di razze inferiori in Europa da parte di coloro che invece dovrebbero accettare passivamente il concetto di una “Europa unita”. Ho detto “razze inferiori”, anche se nessuno usa più questo termine. Le razze inferiori sono da sempre presenti in Europa. E lo sono ancora adesso – perfettamente riconoscibili – malgrado tutta la propaganda che mira a ottenere il riconoscimento del contrario. E allora? Nonostante la penetrazione della propaganda che ha il suo centro nei progetti di una “Europa unita”, di un rifiuto del razzismo, ecc., nessuno, in Europa, vuole avere un Negro, uno Zingaro, un Ebreo, un Indio o un Italiano come suo vicino di casa in quella che egli sente essere la propria vera casa in Europa; nella peggiore delle ipotesi, preferisce, di fatto, soltanto il fatto di non averlo. E in questo si può riconoscere ancora la salute dell’Europa.»

Il libro che verrà

«La libertà di narrazione, sembra, in Occidente, non avere più limiti, se non forse quelli posti dalla democrazia stessa. Un racconto che in tutta serietà esaltasse il razzismo o auspicasse i campi di concentramento, avrebbe anche da noi vita difficile.» (W. Siti, Il romanzo sotto accusa, in AA.VV., Il romanzo. I. La cultura del romanzo, Einaudi, Torino 2001, p. 154.)
Questo è appunto il libro che deve venire.