L’ultima stazione

Qual è l’ultima stazione del pensiero occidentale? Quella che permette di mettere le mani sulla creazione divina. Questo vuole dire: quella che permette di pianificare la soppressione di intere razze umane. Questa stazione sarà la fine del pensiero occidentale, così come noi lo abbiamo sempre conosciuto. E l’inizio di un nuovo periodo, la cui luminosità è molto al di là del nostro orizzonte.
Mettere finalmente le mani sulla creazione divina – non solo nel senso della raggiunta manipolabilità e del controllo del mondo ai fini puramente tecnici – ma anche per quanto riguarda l’intervento sul diritto alla vita di certe razze, è infatti il compito che attende il futuro. E questo futuro è tutto, fuorché incerto.

Così può essere divertente, nei confronti di questa prospettiva, rivedere, già da adesso, certi atteggiamenti intellettuali della modernità e scoprirne la totale inadeguatezza. La questione di un discorso sul nazismo, ad esempio, non dovrebbe essere posta a partire dai campi di concentramento, essendo essi il punto d’arrivo. E comunque non si dovrebbe pensare di annullare ciò che ha potuto cominciare ad essere attraverso la funzione di questi campi di concentramento. Così può apparire discutibile il progetto del revisionismo: accettare una morale – che il nazismo potrebbe avere infranto – con l’intento di dimostrare che il nazismo non ha agito contro questa morale. Non è una buona dose di impacciata timidezza? Quello che invece deve essere affrontato è la questione che il nazismo ha rappresentato l’inizio della fine di tutta una morale, che doveva passare anche attraverso il riconoscimento delle razze inferiori e della loro soppressione.

Sputare

Sputare addosso a un meticcio italiano (non importa il sesso), in una grande città d’Europa (per esempio Monaco), è il modo migliore per rimarcare – in Europa – la presenza di un popolo che deve sempre sconcertare, ad ogni incontro, per la sua infausta presenza in Europa. Il Mein Kampf conserva l’impressione del primo incontro di Hitler con un Ebreo nella grande città di Vienna. Passaggio sempre da rileggere.

Una prova?

Al di là del bene e del male, § 251: «Risulta assodato che gli Ebrei, se volessero – o se vi fossero costretti, come sembrano volerli costringere gli antisemiti –, potrebbero già in questo momento avere la preponderanza, anzi il vero e proprio dominio sull’Europa; ed è altrettanto certo che essi non lavorano e non fanno piani a questo scopo.» (p. 165).
Gli Ebrei, continua l’aforisma, vogliono soprattutto essere assorbiti dall’Europa. Accettando allora gli Ebrei in Europa si potrebbe migliorare l’aristocrazia europea, unendo il senso ereditario del comando – tipico dell’aristocrazia europea – al gusto per la pazienza e per il denaro – tipica degli Ebrei (p. 165). Quindi perché non farlo?
Così si finisce per toccare il problema fondamentale su cui insiste, senza consistere, l’aforisma: quello «di una nuova casta governante d’Europa» (p. 165).
Insistere senza consistere apre la questione alla domanda che viene così lacanianamente aperta. Domanda che suona secondo il tipo: “È possibile collegare questo aforisma al tema dei nuovi dominatori del mondo, tema tanto importante in Nietzsche, quanto da sempre sottovalutato dagli studiosi di Nietzsche?”
Di che cosa si discute, in questo aforisma, se non della possibilità di mischiare le razze per tentare di creare un nuovo tipo umano? Ma questo nuovo tipo umano non viene identificato come il tipo fondamentale, bensì soltanto come un primo tentativo. Questo nuovo tipo viene immaginato, nell’aforisma, a partire dalla possibilità di mischiare l’aristocrazia (indo-)europea con gli Ebrei.
Se questo fosse un tentativo che, secondo Nietzsche, la nuova epoca a venire dovrà trovarsi ad affrontare? Se fosse uno dei primi dei tanti tentativi che potrebbero aprirsi all’apertura della nuova epoca?
Solo uno dei primi, perché solo il primo a presentarsi?
Se fosse invece solo un modo per divertire i veri dominatori del mondo, incrociando tipi fino ad allora inconciliabili tra loro, per vedere che cosa ne potrebbe venire fuori? Se fosse solo l’avvio di un modo di procedere per tentativi?
È certo che i veri nuovi dominatori del mondo saranno soprattutto degli sperimentatori e degli appassionati dello spirito del gioco. Un gioco che però non li coinvolgerà e non li tratterrà più di tanto. Niente a che fare col giocatore di Dostoevskij! Essi saranno soprattutto dei burloni, dei pagliacci… (ma mai dei guitti sopra il carrozzone).
Infatti essi faranno tutto per gioco con una grande e smodata serietà, e osserveranno i risultati con occhi molto seri.
Tutta l’Europa e tutta la terra diventeranno così un campo di gioco per il superuomo.

F. Nietzsche, Al di là del bene e del male. Genealogia della morale, in “Opere di Friedrich Nietzsche”, volume VI, tomo II, Adelphi, Milano 1976.