Il filosofo e la terra

Lo scritto giovanile di Nietzsche Sull’avvenire delle nostre scuole è importante perché definisce la rottura di Nietzsche con le istituzioni scolastiche, in questo caso nella forma della sua partecipazione all’insegnamento. Egli capisce che la scuola non può portare a niente di nuovo e, soprattutto, non può permettere a lui, in nessun modo, la formazione del suo pensiero. Da un certo punto di vista, questo scritto occupa una posizione simile e contraddittoria al testo di Heidegger intitolato: Perché restiamo in provincia? In entrambi i casi la possibilità di un pensiero è strettamente collegata a uno stile di vita e alla presenza di un ambiente, di una terra. In Nietzsche c’è la questione dell’allontanamento dalla scuola, ma non compare il tema della terra; meno che mai della terra tedesca. In Heidegger l’allontanamento dalla scuola non è mai necessario, ma compare il tema della terra tedesca, e della sua opposizione alla terra dell’epoca precedente, l’epoca della metafisica.

Adorno, elementi di antisemitismo – 2

Adorno, a differenza di Heidegger, non era interessato ai fondamenti della filosofia. Nessuno scavo nei concetti della filosofia per un nuovo disprezzo del sapere.
Dialettica dell’illuminismo è un libro segnato da grandi soluzioni di continuità: il concetto di illuminismo, l’Odissea, Sade. Ma tutto sembra convergere negli “Elementi di antisemitismo”, essendo questo il punto più adatto per raccogliere i diversi elementi del discorso precedente: discorso sull’illuminismo, discorso sulla cultura, discorso sul nazismo; il tutto inserito nella archeologia dell’antisemitismo quale nascita di un nuovo tipo antropologico.
Ma è proprio questa presentazione che ha qualcosa di aperto. Infatti, così come si presenta, questa sezione propone materiale sufficiente per abbozzare il possibile “tipo antropologico dell’anti-antisemita”.

Topologia

La differenza notata tra il primo e il secondo Heidegger potrebbe sempre più tendere a sfumare. Il passaggio da un tema all’altro in un tempo lungo prevede delle trasformazioni che potrebbero essere indicate come topologiche: poiché prevedono modifiche che escludono fratture sostanziali. Allora i temi sarebbero prima di tutto delle forme vuote, che un significato di volta in volta rintracciato permetterebbe di mettere in movimento. Un movimento completamente nuovo, in grado di creare novità assolute.
Questo dalla prospettiva della comparsa dei temi; dalla prospettiva del funzionamento dei temi è invece fondamentale la frattura tra un periodo e l’altro, anziché la persistenza.

L’epoca senza libri

Da tempo si avverte che nel libro c’è qualcosa che non va. Si può essere in grado di scrivere libri in modo continuo e si può decidere di non scrivere più libri.
Questa è l’epoca senza libri. L’epoca senza libri è l’epoca nella quale, ormai, non si scrivono più libri. L’epoca senza libri è anche l’epoca nella quale delle cose diverse, chiamati ancora libri, vengono scritti. Queste cose diverse chiamati libri sono i libri accademici e i best-seller. Cose diverse chiamate libri, perché, in quanto libri, da tutte le parti rigettano il loro compito di sempre.
I libri accademici sono libri timidamente chiari per tutti. Quindi i libri accademici sono libri tristi. Libri che non spingeranno mai a nessun tipo di fanatismo.
Un libro deve essere pieno di spunti oscuri. Per prima cosa, un libro non deve essere chiaro. Un libro chiaro è sempre qualcosa da respingere. È questo che faceva di un libro un dono per tutti e per nessuno.
Un libro è qualcosa che si parla nella mente di chi legge, il quale ha così l’impressione che tutta un’altra persona stia leggendo in lui quel libro. Ma meno che mai un libro è un ladro nella notte. Un libro è ciò che viene per arricchire.
L’epoca senza libri parte da lontano, da ciò che il libro è sempre stato incapace di controllare.
Nietzsche aveva capito che ci si stava avvicinando a un’epoca in cui i libri non sarebbero più stati possibili.
Adesso la diffusione di un pensiero autenticamente originale sembra ritornare al puro insegnamento orale.
Certi libri sono una collezione di stati d’animo. Un libro non dovrebbe mai essere l’esposizione di un ragionamento.
Non si scrive un libro affinché lo si legga, ma per creare una possessione.
Falsi maestri scrivono e cessano di scrivere. Perché senza posa un libro deve migrare in genti ben radicate al suolo.
Ma il libro è quel qualcosa che il concetto di autore sembrava poter tenere insieme e che l’epoca senza libri segna come fallimento.

L’alingua e il filosofo

Il filosofo, così come lo scrittore, non è altro che una possibilità della lingua. Forse è un qualcosa che la struttura di una lingua contiene come suo progetto attentamente pensato nel tempo. Bisogna solo attendere il tempo della sua venuta.
Così, filosofi e scrittori nascono solo nelle lingue che per secoli ne hanno, per così dire, preparato, senza volere, la comparsa.
Le parole composte tipiche della lingua tedesca sono uno strumento per il pensiero di Meister Eckhart, Novalis, Heidegger. È dalla riflessione su alcune parole della lingua che nasce lo stupore della riflessione sul mondo.
Ciò che il filosofo riflette è l’andare del popolo attraverso il suo tempo. Il tempo è sempre ciò che annulla, ma è anche ciò che preserva con amore.
Così è la lingua a chiamare il suo filosofo. L’Italia non può avere una filosofia, così come non può avere un poeta. Non si può parlare della lingua senza parlare dell’alingua. Lingue di questo genere devono preparare, con perplesso amore, alla scomparsa…