Mozart

C’è qualcosa che non va nello stile di Mozart? Quello che non va, nello stile di Mozart, è quello che si presenta come l’introduzione dello stile di Haydn nello stile di Mozart. Inserito nello stile di Mozart, questa introduzione dello stile di Haydn mette in risalto quello che non va nello stile di Mozart. E permette di vederlo meglio – nella sua povertà?
Mozart ha composto cose altissime imitando qualcosa dello stile di Haydn (la sinfonia “Linz”, i quartetti “Haydn”) ma appunto come imitazione di qualcosa dello stile di Haydn. Manca, da parte di Mozart, lo stile come base? Qual è lo stile di Mozart?
Con Mozart si ha lo sfaldamento dello stile classico, che con Haydn ha avuto il suo culmine. In Mozart il tema è sempre qualcosa di isolato (come poi sarà nelle Kinderszenen o nelle Waldszenen romantiche). Il tema non è più qualcosa che funziona come costruzione di un insieme organico (come nella forma-sonata di Haydn), ma qualcosa di autosufficiente, che tende a vivere solo nel suo isolamento. Il punto più debole di Mozart è infatti la grande forma. La sinfonia Linz o il Quartetto delle Dissonanze lo dimostrano “appieno”, cioè andando a fondo. Perché Mozart potesse creare delle grandi forme doveva appoggiarsi a Haydn. Mozart è stato un punto di passaggio tra classicismo e romanticismo. E per questa ragione nella storia della musica ha la funzione di precursore del romanticismo.
Mozart rappresenta la dissoluzione dello stile classico in un modo molto diverso rispetto a Beethoven. Infatti Mozart rappresenta questa dissoluzione dall’interno. In Beethoven era sempre fondamentale la grande costruzione, per quanto ormai diversa da come si era manifestata nel classicismo. In Mozart la disgregazione avviene dall’interno, cioè dalla cellula del tema, che non chiede più la cornice della forma. Il tema di Mozart è qualcosa che chiede una vita autonoma di per sé, come i temi delle scene per pianoforte di Schumann. Questo è l’altro aspetto del romanticismo.
In Beethoven il tema è inquadrato in una struttura formale, che rispetta ancora i modelli della forma classica. In Mozart il tema è qualcosa che è insofferente di una struttura – e che ne fa a meno –, essendo qualcosa che deve manifestarsi al di fuori di una struttura.

Confini

Nietzsche non amava la musica di Haydn: «contadino, forse sangue di zingaro (nero); “pagano”».
Molte sinfonie di Haydn hanno una costruzione del primo tema del tipo: “motto + estensione”.
Sinfonia 104. Primo tempo: battute 17-24: “motto” (ripetuto nelle sette battute successive); battute 33-39: “estensione”.
Quello che mi ha sempre dato fastidio in Verdi è la fissità di quella sua “musica” (?). Mi ha sempre dato fastidio proprio ciò che di irritante c’è in quella cosa primitiva che del ritmo ha solo la regolarità dello schiocco ossessivo, che addormenta o innervosisce. Non ho mai avuto dubbi: “Questa è musica negroide!”
Un ricordo d’infanzia: l’asino che con lo zoccolo batte sul terreno: Tòc!… Tòc!… Tòc!…
Furtwängler giudicava Toscanini solo un battitore di tempo.
(Italiani bastardi!)
Nella musica gli Italiani sono come i Negri di Gobineau: possono scandire un ritmo con i loro tamburi di negri, ma non possono mai comporre le sinfonie dell’austriaco Haydn, del tedesco Beethoven, dell’austriaco Bruckner. E nemmeno quelle di Mozart.

Nietzsche non amava la musica di Haydn: «contadino, forse sangue di zingaro (nero); “pagano”». A lui contrapponeva Mozart: «cittadino, socievole, cortigiano».
La struttura “motto + estensione” può essere accostata a quella “Capo + Scorta”, nucleo della funzione guerriera secondo Dumézil. Esterháza avrebbe allora la funzione di una Ultima Casa Accogliente.
La sinfonia 36 di Mozart è nota per essere composta secondo lo schema delle sinfonie di Haydn. Presenta anche la struttura “motto + estensione” nel primo tempo. Battute 22-29: motto; battute 30-37: estensione. Ma come classificare le battute 20-21, al termine dell’adagio introduttivo? La struttura c’è, ma funziona in un modo diverso. Manca proprio la struttura “Capo + Scorta”. Siamo in un ambiente cittadino, cortigiano. In un ambiente diverso.
L’Estetica di Hegel riporta un giudizio preciso e perfido sulla musica di Rossini: “un vuoto solletico dell’orecchio”. La musica italiana è tutta in questo grande raccolto di uva passa.
Monteverdi: la sua musica è solo un soffio aggiunto alle parole. Ma questa musica contiene già ciò che sarà il destino futuro della musica: andare per riportare in vita ciò che è stato sottratto alla vita.

Nietzsche non amava la musica di Haydn.
Rüdiger Safranski riporta un giudizio di Heidegger sull’ultima sonata di Schubert: «Questo noi non possiamo farlo con la filosofia.»
Ma la civiltà germanica non ha ancora mai pensato fino in fondo aldilà della civiltà latina e se stessa come aldilà della civiltà latina.

Libri in contrappunto:
     F. Nietzsche, Frammenti postumi 1884, Adelphi, Milano 1976 (Opere di Friedrich Nietzsche. Volume VII, tomo II), fr. 25 [419].
     Hegel, Estetica, 2 voll., Einaudi Editore, Torino 1997, vol. II, p. 1061.
     R. Safranski, Heidegger e il suo tempo, Longanesi & C., Milano 1996, p. 402.