Qualunque previsione circa un’arte dell’avvenire, e anche circa una estetica dell’avvenire, non può che partire da queste due constatazioni di Heidegger:
L’eterno ritorno è un pensiero non antropomorfico e disantropomorfizzante per l’ente, che non si lascia spiegare in teoria né applicare in pratica. «Questo pensiero non si lascia né pensare “teoricamente” né applicare “praticamente”» (M. Heidegger, Nietzsche, Adelphi, Milano 1995, p. 319).
«Ciò che resta essenziale nella figura di Zarathustra è che il maestro insegna qualcosa di duplice, che però è intimamente connesso: eterno ritorno e superuomo. Zarathustra costituisce egli stesso, in un certo modo, questa intima connessione. In questa prospettiva resta anche lui un enigma, che non è ancora diventato per noi visione chiara.» (M. Heidegger, Chi è lo Zarathustra di Nietzsche?, in Saggi e discorsi, Mursia, Milano 1993, p. 81.)
La prima constatazione riguarda le possibili teorie estetiche dell’avvenire. La seconda constatazione riguarda le possibili costruzioni di un personaggio nelle teorie estetiche dell’avvenire.