Colombo

Colombo ha scoperto l’America cinquecento anni dopo Leifr Eyríksson. Miguel Serrano ricorda come Colombo fosse un Giudeo. Pochi ricordano l’impresa di Leifr. Tutti ricordano quella di Colombo. Nella storiografia che premia Colombo, solo un Giudeo poteva avere fortuna. Borges sfiora l’argomento: l’epoca vichinga è passata come un sogno, sfiorando appena quella realtà nella quale essa non riuscirà mai a produrre effetti duraturi. Appunto: un sogno e solo un sogno; ma da dove vengono i sogni e da dove viene la delicata bellezza di tutti i sogni? Perché scegliere la realtà anziché il sogno? Infatti il sogno è ciò che viene contrapposto all’impianto stabile che viene definito realtà. Proprio all’interno di quella logica e di quella contrapposizione, il giudeo Colombo si troverà a proprio agio e così in grado di costruire la propria sgangherata fortuna. Cioè nell’agio della degenerazione. Colombo non era solo un Giudeo; era soprattutto un Italiano, astuto e calcolatore, pronto a sfruttare l’occasione che fa il ladro uomo. Lì infatti, in quel piccolo immortale giudeo italiano, si ritrova tutta la planetaria sporcizia italo-giudaico-massonica da bruciare.

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