Una conquista del pensiero

Certezze acquisite in tutta un’epoca nascondono invece delle mancanze del pensiero.
Quest’epoca moderna ha cancellato molti divieti: si può parlare pubblicamente di alcune scelte dell’individuo, fino ad allora considerate estreme, senza rischiare. L’omosessualità, la droga, la criminalità sono temi accettati ormai nell’ambito delle possibili scelte estreme praticate dall’individuo proprio perché ad esso pertinenti in modo imprescindibile. Ma c’è un insieme di temi che non ammette accoglienza e che viene censurato subito: quell’insieme che comprende l’ammissione della disuguaglianza tra le razze, l’accettazione di questa differenza e il rifiuto di volerla combattere, e che quindi fa capo alla possibilità di trattare (nella ideologia e nella pratica) certi gruppi umani come elementi sostanzialmente indegni di vivere. In tutto questo c’è appunto qualcosa che ripugna alla mentalità moderna e che fa scattare la tanto aborrita (alla mentalità moderna) repressione.
Contrariamente a quanto si pensa, intaccare questo divieto estremo può servire ad aprire la mente: soprattutto ad aprirla verso una nuova direzione.
Il pregiudizio si annida sempre tra la banalità e inizia a dissolversi quando si avverte il peso della vergogna della quotidianità. Quanti nuovi pensieri e ideologie sorgerebbero, se questi divieti crollassero? Il pensiero è prima di tutto terra dove abitare.
Ma c’è una questione da affrontare: come gestire la pericolosità che un tale progetto comporterebbe? Il gioco delle idee varrebbe finalmente la pena del lavoro dei piccoli massacri che sarebbero da compiere?
Va da sé che per l’uomo sarebbe utile vedere a faccia a faccia un simile pericolo, cioè un pensiero che sfiorasse la possibilità della soppressione di una parte dell’umanità. Proprio qui sarebbe da riconoscere la nuova conquista del pensiero. In fondo, la cosa fondamentale è che il pensiero si evolva: che questo avvenga a scapito degli uomini è il modo migliore per evitare il sedimento della banalità dei pregiudizi. Il logico punto d’incontro sarebbe allora la volontà di estinzione, la tranquilla accettazione che la sopravvivenza dell’uomo non sia l’obiettivo da raggiungere ad ogni costo.

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