“Stracci di pensiero”, sono stati definiti da qualche parte da Lukács gli aforismi di Nietzsche. Ma in Nietzsche gli aforismi richiamano un modo diverso di affrontare qualsiasi oggetto del pensiero, e gli aforismi si susseguono secondo diverse tipologie: forma dialogica, argomento filosofico, appunto autobiografico. Più che essere traccia di un pensiero a brandelli, l’aforisma di Nietzsche pare adombrare un diverso modo di affrontare ciò che costituisce l’oggetto del pensiero che, tuttavia, in quanto oggetto, non si riesce mai ad avere con precisione di fronte. L’oggetto del pensiero è infatti il risultato di un segmento ottenuto con un taglio arbitrario in un continuo. Così l’insieme di aforismi sembra costituirsi come rete per catturare quell’oggetto del pensiero che, in quella forma, il pensiero ufficiale non era allora più in grado di catturare.
Il romanzo potrebbe diventare strumento di conoscenza solo opponendosi, nella rete di una falsa scienza, alla specializzazione della vera scienza, secondo quanto ricordava Guido Almansi. L’aforisma procede da vetta a vetta. Taglia i punti morti che stanno in basso, cioè le zeppe della narrativa. Ma zeppe che l’arte del romanzo ha sempre tirato su dal mare della scienza. Che cosa sarebbe l’arte del romanzo senza la psicologia?
Il gioco del mondo di Julio Cortázar (1966) può essere visto come primo esempio di romanzo aforistico – anche se la tecnica aforistica non vi viene applicata in modo integrale, vale a dire in modo da creare un autentico e definitivo “romanzo aforistico”. Infatti il romanzo aforistico è qualcosa che deve ancora comparire nell’arte del romanzo.
Struttura del Gioco del mondo:
Parte prima: Parigi, culminante con la morte di Rocamadour.
Parte seconda: Buenos Aires, dedicata alla ricerca della donna da parte del protagonista, Horacio Oliveira.
Parte terza: introduzione alla struttura aforistica.
La parte terza consiste di novantanove capitoli, ma questi capitoli, letti tutti assieme, sono più simili ad aforismi, piuttosto che a capitoli di romanzo. È l’argomento trattato a determinarli come aforismi, piuttosto che come capitoli di romanzo. Questi stracci di capitoli hanno la funzione di fare comprendere meglio quanto già è stato esposto – seguendo una narrazione puramente orizzontale, dove difficilmente essi avrebbero potuto trovare posto in quanto capitoli.
Che il protagonista di un romanzo sia alla ricerca di qualcosa di indeterminato è un tema tipico dell’arte del romanzo. L’oggetto della ricerca ha, nelle prime due parti del Gioco del mondo, e soprattutto nella seconda parte, la figura di una donna di nome Lucia, sempre chiamata “la Maga”. La ricerca del protagonista non coincide con il sistema di ricerca stabilito lungo tutto questo romanzo. Oppure la ricerca ha l’oggetto di un punto di fuga, cioè di una apertura nella compattezza di un mondo, che permetterebbe di comunicare con una realtà diversa. La figura della donna è dominante nelle prime due parti, la figura del punto di fuga lo è nella terza, che si determina come la parte aforistica. Allora Rayuela ha un suo tipo specifico di paradosso. Che è appunto il paradosso del gioco del mondo. L’aforisma accresce quanto presente nel racconto puro: dalla donna si passa al mondo, che comporta il legame tra mondi diversi, al fatto che una donna di Buenos Aires possa collegarsi ad altre due donne che il protagonista ha incontrato a Parigi. Anche in un racconto tradizionale è sempre stato possibile alludere a un passaggio di questo genere – per lo più ricorrendo a un simbolo, costituendo cioè il primo termine (la donna della prima parte) come un simbolo. Ma questa costruzione non avrebbe avuto la ricchezza che mantiene invece la costruzione che ricorre comparendo attraverso una struttura aforistica.
Da qui le due chiavi di lettura possibili all’interno del romanzo Il gioco del mondo: la Chiave di lettura 1 (lettura dei centocinquantacinque capitoli, che procede dal primo capitolo all’ultimo capitolo, come avviene in qualsiasi romanzo), che permette di vedere separatamente i due movimenti e suggerisce infine la funzione arricchente del tessuto aforistico rispetto al puro racconto spiattellato dall’arte del romanzo; la Chiave di lettura 2 (leggendo i centocinquantacinque capitoli secondo l’ordine indicato da Cortázar nelle prime pagine del libro e che comporta il salto da un capitolo all’altro delle varie parti), che mostra il funzionamento del meccanismo evitando di concentrare troppo l’attenzione sui due racconti fondamentali, quella della Prima parte e quello della Seconda parte del romanzo.
La struttura aforistica è un metodo di passaggio tra interno ed esterno simile a quello che si verifica nella forma geometrica della bottiglia di Klein. Come nella forma geometrica della bottiglia di Klein, tale struttura di romanzo è di difficile rappresentazione, perché non si basa sulla separazione di alto e di basso e nemmeno di interno ed esterno. Il racconto tradizionale adottava un punto di vista esterno, per cui il racconto veniva visto svolgersi come qualcosa che narratore e lettore avevano davanti agli occhi, cioè qualcosa di esterno; oppure qualcosa di interno, per cui un personaggio, circondato dagli altri personaggi del racconto, raccontava quello che gli stava capitando in quei momenti a lui intorno. Anche se applicata in modo parziale, la struttura aforistica del Gioco del mondo permette di passare senza soluzione di continuità da esterno ad interno e viceversa. Una struttura aforistica romanzesca sarà senz’altro una delle caratteristiche del nuovo romanzo, perché avrà bisogno delle forme geometriche messe a punto dalla topologia. Per meglio dire, marcherà senz’altro il sistema topologico del nuovo romanzo. Quello che è importante, nel Gioco del mondo, è che si tende a un diverso tipo di rappresentazione dei personaggi e degli eventi, più complesso rispetto a quanto non abbia mai fatto un romanzo tradizionale.
Ma la caratteristica presente nel Gioco del mondo è che, nel racconto tradizionale, i vari episodi hanno una struttura stabilita una volta per tutte; mentre la struttura aforistica conferisce mobilità tra i vari episodi. Se un romanzo tradizionale consiste in un insieme complesso di parole, un romanzo aforistico consiste allora di tutte le parole forse mai dette. Perché un romanzo aforistico sarebbe superiore al romanzo tradizionale? Il romanzo tradizionale, per sua costituzione, non pensa; il romanzo aforistico si costituisce come ripensamento della possibilità della propria istituzione. Tuttavia un romanzo aforistico non sembra collegarsi tanto al romanzo tradizionale, quanto ad un sistema mitico. Il pensiero mitico mira a proporre immediatamente spiegazioni totali. Il pensiero scientifico mira a distinguere con precisione piccoli fenomeni e a isolarli. Ma questa è un’altra storia. Gli aforismi permettono al romanzo di funzionare come sistema mitico. Nel romanzo tradizionale gli eventi hanno la preminenza, nel romanzo aforistico gli eventi sono avvolti in una nebbia della possibilità. Il romanzo aforistico è una minaccia alla univocità dell’evento. Per l’esperienza di ogni giorno e per il romanzo tradizionale, l’evento ha carattere di assoluta univocità (ciò che è avvenuto in un modo in un mondo una volta non può più essere modificato in nessun modo nel mondo; il romanzo aforistico contraddice l’univocità dell’evento: ciò che è avvenuto perde non solo la sua univocità ma anche la sua unicità e ciò che è avvenuto una volta ritorna infinite volte per essere sempre modificato, di volta in volta in ciò che si ripresenta al pensiero, come cosa da tornare a pensare.
Julio Cortázar, Il gioco del mondo (Rayuela), Einaudi, Torino 2004