«[…] quest’anno ho molto riflettuto sulla qualità e sull’indole del popolo russo, grazie all’eminente psicologo Dostoevskij che, per quanto riguarda l’acume nell’analisi, non ha nessuno che possa stargli al fianco nemmeno nella modernissima Parigi.» (F. Nietzsche, Epistolario V, 1885-1889, Adelphi, Milano 2011, lettera 812, intorno al 4 marzo 1887, p. 339).
Notare che, parlando di Dostoevskij, Nietzsche lo definisce “psicologo” e non romanziere. Il discorso sulla forma del romanzo non lo interessa. Nei libri di Dostoevskij egli vede solo la capacità psicologica. Questa però si manifesta attraverso una certa forma che attiene al romanzo. Nietzsche, per esporre il suo pensiero, ha urtato le forme classiche del discorso filosofico, cioè dello scrivere libri di filosofia. Purtroppo non ha fatto altrettanto Dostoevskij con il romanzo.
Ma parlare di forma a proposito del romanzo è come parlare di razza nel romanzo, cioè come parlare di corda in casa dell’impiccato.