Logiche ondulatorie possono benissimo essere alla base di pratiche narrative del tutto nuove, quando logiche che hanno il loro fondamento nelle teorie che fanno capo ad Aristotele possono essere individuale alla base della narrativa tradizionale. Potremmo avere così una forma di narrazione che si distende in un modo che richiama la logica classica quanto un’altra che se ne discosta. Gli anni di apprendistato di Wilhelm Meister e Gli anni di viaggio di Wilhelm Meister ne costituiscono la prova più evidente, poiché non è qui questione di due tecniche narrative diverse, quanto di due modi diversi di organizzare il pensiero. Che è come dire: il modo in cui il pensiero tiene insieme i pezzi.
Cosa che non dovrebbe né stupire né sconcertare più di tanto, se si pensa al collegamento tra Retorica e Poetica nelle opere tramandate di Aristotele.
Ma il teatro è ciò che “viene da fuori”. Proprio su questo principio deve essere indagata la narrazione. Infatti la narrazione è ciò che ha la sua origine dove ancora adesso noi ci troviamo a parlare; a differenza del teatro, che è qualcosa che può essere identificato come ciò che a noi è estraneo, in quanto ciò che è venuto da fuori.
Da qui l’importanza del romanzo occidentale, che in qualunque forma si manifesti, ha sempre la sua origine più antica nell’epica a noi comune, indoeuropea.
Siamo in presenza di qualcosa di deviante? Sembra proprio di sì. Quello che Aristotele prende in esame e cerca di codificare è una discussione democratica, una battaglia di argomentazioni allo scopo di convincere. Viene in mente quello che diceva Nietzsche a proposito del problema Socrate: l’aristocratico comanda, non cerca di convincere.
È per questo che vale la pena riflettere su alcune connessioni: logica classica (nel suo rapporto con la geometria euclidea), democrazia, scienza, narrazione.
La logica di Aristotele ha le sue fondamenta su un principio democratico. È l’ordinamento del modo di pensare della maggioranza. Ha il fondamento nella discussione, cioè nel portare avanti argomenti al fine di convincere. La logica di Aristotele si presenta quindi come sistemazione della discussione democratica. Lo scopo è quello di insegnare a convincere. Ma soprattutto di accettare il dialogo come confronto alla pari. Il Nuovo organo di Bacone partirà dall’assunto di stabilire le leggi della prassi scientifica. Il pensiero logico deve essere al servizio del dominio tecnico del mondo. E non più un puro esercizio teorico delle leggi del pensiero. Ma il dominio tecnico del mondo è sempre a fianco dell’epoca della democrazia. Perché senza democrazia, non si ha dominio tecnico del mondo. Così scienza e democrazia vanno di pari passo. Hegel parlerà di scienza della logica, convertendo la logica in scienza e saldando giustamente i due progetti precedenti. Così il metodo scientifico esprime la volontà di dominare tutto il mondo rendendolo soggetto alla massa democratica.
È lo stesso metodo che si propaga, da Aristotele in poi, includendo anche la narrativa, essendo la narrativa uno sguardo sul mondo così come si configura in base a una teoria logica. Teoria logica che, indirettamente, è ciò che determina la possibilità della narrazione.
Bisogna comprendere ciò che determina la proprietà dell’inclusione. Partire da qui per determinare il ruolo della cassetta negli Anni di viaggio. Considerare che Meister ha rinunciato al teatro. Questa rinuncia è appunto ciò che apre la strada al periodo dei viaggi in quanto conoscenza del proprio mondo. Che si determina come orizzonte infinito. Infatti la rinuncia al teatro apre la strada a un nuovo tipo di romanzo. Il teatro è abbandonato in quanto riconosciuto estraneo al proprio mondo. È il romanzo che invece viene affrontato e modificato profondamente, ma sempre come parte della propria eredità.
È quindi una scansione del pensiero democratico nel suo insieme, col quale un bel momento bisognerà pure fare i conti.
Il richiamo alle tecniche narrative in un tale contesto può essere qualcosa che si richiama alla differenza tra discorso esteriore e discorso interiore. Con la caratteristica che il secondo ha la pretesa di offrire una sistematizzazione del primo.
Quindi bisogna precisare il modo in cui nella narrativa un tema viene trattato, e il modo in cui i vari personaggi vi si collegano, collegandosi poi tra loro. Infatti il personaggio è colui che padroneggia la lingua e la usa a proprio vantaggio. Allora, affinché una logica diversa possa stabilirsi, bisogna fare a meno del soggetto. E quindi dell’uomo. Che è la rinuncia dei Viaggi. Infatti qui si deve cominciare a proporre lo scarto indicato da Nietzsche. Questo perché non è l’uomo a parlare, bensì le lingue a parlare attraverso gli uomini.
Ma naturalmente, meno che mai questo progetto è chiamato a dimostrare qualcosa, lasciandosi semmai da ogni cosa attrarre, con l’indolenza del flâneur.