Mjöllnir
Tracciato su una qualsiasi superficie, Mjöllnir – il nome del martello di Þórr – è segno benaugurante. In questo particolare caso, posto sulla soglia d’entrata del sito, ha la funzione di benvenuto. A Kiruna, molti anni fa, nella Lapponia svedese, mi è capitato di vederlo dipinto all’improvviso su di un muro, durante una notte di festa della tarda estate artica. La tarda estate artica suona affacciata tra le case sospese sul mare; fiammeggia nei bordi del mito. La forma qui utilizzata deriva da Altgermanische Religionsgeschichte di Jan de Vries.
“Terra della sera”
Il nome del sito rimanda invece alla questione della traduzione e delle lingue. Perché scegliere così scopertamente l’italiano? Ogni traduzione è una questione di rimbalzo. L’italiano è, tra tutte le lingue, quella più impoetica e fastidiosa: lingua sguaiata e piena di rumore. Lingua senza un popolo in cui parlare. Per odiarla, basterebbe il fatto che è la lingua di quel lugubre gruppo di massoni e assassini. In tutto il suo essere questa lingua ha le caratteristiche di una lingua di meticci. Ma qui ha funzione di centro del vortice del mælstrøm della degenerazione. Il bello della degenerazione è che essa non risparmia niente. Tutto è allora occasione di un pensiero fruttuoso per l’indomani.
“In cammino verso il concetto di arte degenerata”
Il motto che segue ha infatti il compito di chiamare a una riflessione su ciò che è fondamentale nella nostra epoca: l’arte degenerata. Ma l’arte degenerata è presente solo perché esistono le razze degenerate. E l’intera questione della degenerazione è ciò che qui viene indicato come ciò che è da cominciare a pensare, qualunque cosa ne dica la nostra addomesticata modernità. Poiché niente si presenta allo sguardo di colui che si pone a guardare in quanto risultato di una degenerazione.
I tre pulsanti
I tre pulsanti hanno la funzione di bilanciare minacciosamente la lingua italiana richiamando la stessa cosa in un altro mondo. Ma le parole sono mantra, e un mantra è un ingorgo, un ingegno nella lingua, un inciampo di suoni e figure che non ha bisogno di alcuna traduzione esplicativa. È puro mandala fatto suono, così come un mantra è insieme una grande figura fonicizzata.
Langhuset è l’antica casa dell’epoca vichinga. Lì il capo, lo höfðingi, si riuniva con la sua schiera di guerrieri e tra feste feroci preparava le incursioni stagionali. I testi raccolti hanno la funzione di una schiera di guerrieri pronti a disperdersi per creare irreversibili disastri.
Nordisk hedendom è costituito da scorci di pensiero messi Nero su bianco per ulteriori approfondimenti ad opera di chiunque voglia farlo. La forma dipende da ciò che Nietzsche definiva con il termine “aforisma” (più di uno ne riprende letteralmente l’avvio). Anche la preoccupazione – sempre presente – per le sorti della musica riporta agli aforismi di Nietzsche. Il nome è stato invece suggerito dal titolo di un libro di Folke Ström. Ho acquistato quel piccolo, chiaro volume, compatto nella sua carta pesante, a Visby, nell’isola di Gotland. In quella bellissima cittadina svedese si respira l’incanto di un medioevo germanico, un medioevo ben diverso da quello becero e puzzolente che si trova nella maledetta Italia, con il suo dantume e il suo cristume. Gro Steinsland, una studiosa norvegese, a proposito del termine “paganesimo” ha scritto: «Hedendom er en betegnelse vi godt kan bruke om den førkristne, nordiske religionen i Norden. Da kristendommen vant fotfeste rundt år 1000, kalte folk som selv var tilhengere av den gamle tro, sin egen religionsform for heiðinn dómr, hedendom. Ordet heiðinn, “hedensk”, har vi ingen sikker forklaring på, kanskje betyr det “hjemlig”. Det er rett og slett en betegnelse på det som den var nerdarvet religiøs tradisjon. Det lå derfor ikke noe nedsetende i begrepet, tvert imot. Det var en benevnelse på det kjente og kjære i motsetning til det nye som presset på fra alle kanter. I dag har derimot begrepene “hedning” og “hedenskap” fått en annen valør; det betegner bevisst avstandstagen til kristentroen.» È appunto questa doppia interpretazione che si accetta e si rilancia nell’uso del termine in quanto titolo.
Utseende è uno sguardo che non guarda a partire da un fuoco da cui imparare a vedere, ma che riguarda i vortici che ogni testo fa affiorare. È quindi un fascio di luce che s’incanta attorno a fasci abbaglianti di un buio che si incomincia a intravedere.
La fotografia
La fotografia rimanda alla fine della Terra della sera, colta nei suoi valori estremi: sole di mezzanotte, notte polare. Sole Nero di Mezzanotte, Bianca Notte del Polo. Ma la fotografia, come sempre fa adesso ogni fotografia, rimanda al viaggio. Il viaggio è la vera inquietudine che coglie colui che non ha terra dove stare. Ma il viaggio è tutt’altro che semplice terra dove andare, come segna il moderno turismo. Questo perché il moderno turismo ha le sue radici nel tour, cioè nel giro che prevedeva l’Italia maledetta come uno dei punti di passaggio di quel beffardo tour. La maledetta Italia è punto di partenza per il viaggio che porta nella terra della razza bianca d’Europa su nel Nord, là dove la creazione divina risuona in pieno di tutta la sua luce e di tutto il suo buio. Dio, infatti, ha creato il Sacro Nord manifestando in pieno la sua potenza. Eppure c’è un tempo in cui solo uno straniero può comprendere appieno la bellezza del Sacro Nord e ringraziare Dio per la bellezza di questo vertice della creazione. Questo è adesso ciò che solo uno straniero può essere chiamato a fare, andando e venendo, con l’ansia di un messaggero, tra la terra del Sacro Nord e le razze inferiori del sud dell’Europa.
Così il movimento qui delineato ricorda un moderato andamento circolare di avvicinamento al centro. Se disegnato, si nota che questo movimento rovescia la particella giapponese no, poiché civiltà germanica e civiltà giapponese si corrispondono secondo una logica di movimenti agli antipodi, perché la Terra della Sera, al suo estremo inchinarsi prima di andare sotto, chiama la Terra del Sole che Sorge.
Così il sito è stato aperto in segno di disprezzo verso il popolo italiano, ma – come nella Casa di un vero Capo vichingo – chiunque è benvenuto, amico o nemico.